21 agosto 2006

LANDRIANA, NETTUNO E ZAGAROLO - Giugno 2005

Per rinverdire i fasti (mai dimenticati) delle delizie gustate in clinica durante la mia lunga degenza per una polmonite nosocomiale, mi sono concesso un paio di uscite, di cui vi relaziono.
Per far girare di nuovo a pieni giri i polmoni, dopo un paio di mesi di clausura, siamo andati, io e Claudia, a fare una bella passeggiata nel verde dei Giardini della Landriana, a Campo di Carne, tra San Lorenzo ed Ardea (RM). Si tratta di una tenuta di campagna nella quale, a partire dai primi anni ’50, sono stati allestiti vari spazi a tema (Giardino Italiano, Giardino dei Meli Giapponesi, Vasca della Ninfee, Viale Bianco, Viale delle Rose Bonica,

Viale delle Ortensie, Laghetto delle Calle, ecc.) con diverse specie di piante e fiori: curiosissima la pianta a cespuglietto che profumava di Coca Cola. Non è certo paragonabile a Ninfa, per grandezza e varietà di piante, ma ci si passa volentieri una mattinata. Non mi pronuncio sui saccottini di foglie di cedro essiccati al sole e ripieni di zibibbo e cedro candito, sulla composta di fichi (ottima su un formaggio tipo la caciotta di Pienza a mezza stagionatura o la caciotta di Norcia) e neanche sui fichi al mosto (grandiosi), che erano in vendita nel mercatino allestito sui prati della tenuta (sto ancora smaltendo le calorie).
Visto che era quasi l’ora di pranzo, pur non potendo più contare sul mio ristorante del cuore, Da Romolo, proprio nel borgo vecchio di Nettuno (beninteso: il ristorante c’è ancora ma ha cambiato gestione e, sinceramente, non me la sento di rientrare in quelle sale senza trovare il buon Rinaldo che fa la spola, sorridente e premuroso, tra i fornelli e la sala.... e poi ho saputo che il nuovo gestore è proprietario di un negozio di pesce surgelato: se uno più uno fa due....) ho fatto una capatina ugualmente nella cittadina costiera (nella quale ho passato buona parte delle estati della mia vita fanciullesca, sigh!). Vagando per le stradine deserte, tra il vecchio borgo e il mercato, ci siamo imbattuti nel ristorante La Piazzetta: debbo dire che la piazzetta dove sono sistemati 6 o 7 tavoli era fresca e ventilata e questo, oltre l’aspetto curato del locale ci ha fatto propendere per un bel tavolo all’ombra del gazebo. Gli antipasti avevano una bella faccetta ma noi non ci siamo lasciati impietosire ed abbiamo iniziato direttamente con un buon piatto di strozzapreti allo scoglio: la pasta (chiamata strangozzi, pici, gnocchetti ecc. nelle varie parti d’Italia) aveva la particolarità, a differenza degli strozzapreti tradizionali, di essere all’uovo e non semplicemente acqua e farina, ed era splendidamente accompagnata da una buona quantità di cozze, vongole, gamberetti e listarelle di calamaretti, il tutto su una salsina di erbette. Un piatto veramente gustoso malgrado lo scarso impatto iniziale: il condimento era in giusta dose ma la pasta sembrava veramente pochina; comunque iniziando a mangiare, dapprima con parsimonia, si arriva alla fine del piatto soddisfatti e sazi. Debbo ammettere che se la quantità fosse stata il doppio non avrei avuto problemi, soprattutto dopo la camminata nel verde della Landriana, ma effettivamente ammetto che quanto proposto mi ha soddisfatto, e mi ha lasciato lo spazio necessario per gustare poi un’ottima frittura di pesce. Altra particolarità: la frittura, pur essendo definita di paranza, era costituita esclusivamente da una decina di (freschissimi e saporitissimi) pesci: nessuna traccia dei sempre presenti calamari e gamberi (la cui frittura poteva essere richiesta a parte). Una frittura leggerissima con un accompagnamento di insalatina verde a far da base nel piatto. Con acqua, mezzo vino (un non memorabile Soave) e due caffè, per tenerci ancora in vita a quell’ora, con il sole a picco e la palpebra calante, una spesa di 65 euro (24 i due primi e 26 le due fritture). Un locale, dai prezzi ampiamente nella media, in cui ritornare senz’altro, non fosse altro per sperimentare gli antipasti e la discreta cantina, oltre qualche altro sfizietto.

Degna di menzione la anziana donna, in evidente ritorno dalla spiaggia, con “allegato” nipotino pestifero e prepotente: malgrado tutto è riuscita a mandar giù antipasti vari, spaghetti con le vongole, un interno rombo al forno con patate, insalata mista di contorno e dolce finale... alla faccia! la faccia!donna, diipasti vari, spaghetti con le vongole, un interno rombo al forno con patate, insalata mista di contorno e dPer terminare la scampagnata, prima del ritorno all’appiccicosa aria di Roma, una bella oretta passata (quasi a dormicchiare) sugli scogli del porto turistico di Nettuno.
La Piazzetta, Largo Trafelli 5/7, 06/9881440 Nettuno (RM).

La seconda uscita, dopo il mare si va verso la collina, è stata a Zagarolo.
Dopo diversi anni sono tornato a mangiare a Il Giardino, proprio attaccato a Palazzo Rospigliosi e ad una delle antiche porte del paese. Il ristorante, che nasce nel 1931 con l’acquisizione di una parte del giardini di Palazzo Rospigliosi e del grottone adibito anticamente a stalla, affaccia da una parte, con un disimpegno, sul corso del paese e dall’altra, proprio sul bordo del costone su cui sorge Zagarolo, con tavoli all’aperto, sulla strada sottostante e su un tratto di verde campagna. E’ costituito da una parte all’aperto, da una prima grande sala (per la pizzeria), da una intima e più silenziosa saletta, con un acquario che prende tutta la parete lunga della sala

e, appunto, dalla grande sala dal soffitto a botte per il ristorante vero e proprio (ed adibita, a volte, a sala banchetti).

Come primo piatto optiamo tutti e 6 per la particolarità del locale: spaghetti (o mezze maniche), preparati in Amatriciana rivisitata, con un leggero colorito di pomodori pachino ed un buon profumo di guanciale affumicato, mantecati direttamente all’interno di una grande forma di pecorino romano. Il buon cameriere di turno provvede a raschiare vigorosamente ed abbondantemente il pecorino dalla parete interna della forma scavata: tale splendida operazione manteca la pasta, ancora fumante, alla perfezione. Un piatto in fondo semplice ma notevole (anche se, secondo me, rende al meglio con le mezze maniche, saranno gusti...).
Per secondo le tre donne optano per un piatto di antipasti e verdure gratinate al tavolo/buffet; gli altri: un filetto, una coratella con carciofi (e pomodoro!), una frittura di calamari e gamberi (leggera e buona) ed io per un paio di Tordi Matti, la specialità gastronomica di Zagarolo: involtini di carne di cavallo con ripieno di salsiccia, pane ammollato ed aromi. Per gustarli al meglio andrebbero cotti alla brace (soprattutto in periodo di vendemmia): questa volta erano cotti al tegame ed erano gustosi, anche se con un po’ troppo olio di cottura. Con tre insalate, tre sorbetti acqua e vino (non memorabile ed un po’ troppo acidulo vino locale spillato dalla botte) e caffè, una spesa di € 143,50. Tornerò anche qui, per provare altri piatti allettanti, visto che il locale offre buoni piatti di carne e di pesce, anche se ho anche altre indicazioni, per Zagarolo, datemi ultimamente da DanielaD . E la prossima volta, visita al museo del giocattolo.
Piccola nota negativa: pur disponendo di una discreta cantina (un po’ nascosta nella sala pizzeria) le bottiglie in mostra nel salone ristorante erano di scarsissimo valore: vini della zona di non grande pregio e bottiglie di case vinicole esageratamente commerciali - il migliore era sicuramente un Galestro capsula viola (!) -; c’erano addirittura alcune bottiglie di vino bianco australiano Yellow Tail in vendita nei supermercati romani (p.s.: il bianco vale poco, i rossi – anche se tutti con lo stesso sapore ed esageratamente profumati – sono già meglio).
IL GIARDINO - Corso Vittorio Emanuele 5 - 06/9524015 Zagarolo (RM)

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