25 ottobre 2006

UN MONDO FATATO

Cosa c’è di più bello di Roma? Avrete ormai capito che sono innamorato della mia città… e cosa c’è di più bello che scoprirla da punti di vista insoliti? Qualche anno fa "ci siamo regalati" un volo su Roma con un piccolo aereo da turismo. Eravamo io, Claudia e il pilota su quello che più che un aereo era una… “FIAT 500” hehehe; dapprima ammetto che c’è stata (anche da parte mia) un po’ di tensione, Claudia non ama volare, ma poi devo dire che l’esperienza è stata veramente suggestiva: Roma, da lassù, sembra un mondo sereno (non si nota neanche il traffico!!) e incantato, un po’ come la Londra vista dai tetti da Mary Poppins.

Purtroppo siamo incappati in una giornata in cui c'era abbastanza foschia e le foto (un po' per la foschia, un po' per il fatto che il vetro leggermente azzurrato dell'aereo falsava i colori ed un po' perchè le ho scattate con la reflex e poi scannerizzate) non rendono forse abbastanza l'idea, però.....
giudicate voi……


Appena partiti dall'Aeroporto dell'Urbe ci rasserena l'animo un laghetto artificiale a forma di cuore

Una villa con giardino all'italiana a Roma Nord (purtroppo non so essere più preciso)

Il Tevere, Piazza del Popolo e Villa Borghese

Ancora Piazza del Popolo e il "biondo" Tevere

Nella foschia si intravede il Colosseo, alla fine di Via dei Fori Imperiali

La stazione Termini e Piazza Esedra

La cupola del Pantheon e, sulla destra, Piazza Navona

Ancora il Pantheon e Piazza Navona

Piazza di Spagna con la scalinata di Trinità dei Monti

Ancora il Pantheon con Piazza Navona, il Tevere e l'Isola Tiberina

Via di Ripetta, il Mausoleo di Augusto e la "vecchia" Ara Pacis

Il complesso dei campi sportivi del Foro Italico e Monte Mario

Il Foro Italico e lo Stadio Olimpico

Gli stadi Olimpico e Dei Marmi, gli impianti del Foro Italico e il Ministero della Farnesina

Purtroppo il giro panoramico è finito e si torna a casa

20 ottobre 2006

UNA FIORITURA SUL TETTO DEL MONDO

Più di una volta, tra la fine del mese di giugno ed i primi giorni di luglio, sono andato a Castelluccio di Norcia per ricreare la vista con la splendida fioritura della piana.

Da Roma si attraversa la Valnerina (la statale omonima è forse, per me, la strada più bella del mondo, più di quella della Costiera Amalfitana o di quella delle Cinque Terre) e, dopo aver passato la splendida e sempre tranquilla Norcia ci si inerpica per un'altra mezz'oretta di tornanti fino al Rifugio Italia. Dal valico si può ammirare lo splendido paesaggio del Pian Grande (a circa 1.450 metri sul livello del mare) e, proprio in fondo, sulla sinistra, il cocuzzolo sul quale sorge Castelluccio di Norcia. Il prodotto che rende famosa la piana di Castelluccio, proprio al centro del Parco dei Monti Sibillini ed a due passi dalle Marche, è la lenticchia, ma la famosa fioritura non riguarda soltanto questo legume: da maggio a luglio inoltrato si possono ammirare le fioriture multicolori di narcisi, genzianelle, violette, ranuncoli, papaveri, asfodeli, viole, trifogli che donano alla piana un aspetto incantato tappezzandola di mille colori.



Il paesino, che ha comunque origini antiche (sembra che già nel secondo secolo d.C. vivessero nella piana popolazioni dedite alla pastorizia), non è molto bello, anche se offre un paio di scorci romantici e, soprattutto, un panorama meraviglioso a 360°: da una parte il Piano Grande (una pianura quasi completamente piatta di 13.ooo ettari incastonata tra le montagne) dall'altra il Pian Perduto, una vera e propria valle montana che si dirige verso gli azzurri monti delle Marche. Altra caratteristica che rende famosa Castelluccio è il fatto che qui si danno appuntamento centinaia di deltaplanisti, visto che la valle, protetta dalle montagne, è l'ideale per l'hobby di questi appasionati.

Per dormire c'è un albergo (o si può tornare a Norcia) mentre per mangiare ci sono un paio di trattorie, un agriturismo ma, secondo me, la cosa migliore è prendere un tagliere di salumi e formaggi nell'alimentari che è proprio sul piazzale principale del paesetto.
Un paio di note curiose: una sono le scritte, un pò come i murales di Orgosolo, sui muri delle case del paese. Tali scritte, per lo più satiriche, sono rivolte contro personaggi del luogo o relativi alle "condizioni" del paese "dimenticato da Dio".

L'altra nota è che sul fianco della fascia dei monti, sulla sinistra guardando il paese, si può notare un vero e proprio bosco di abeti, piantati in epoca fascista, che riproducono...... l'Italia.





:-) Mi scuso se questa volta le foto non sono bellissime :-) il fatto è che sono foto scattate 5 o 6 anni fa con la reflex e le ho "rifotografate" con la digitale :-)

18 ottobre 2006

CIAO ANDREA

Ieri ci ha lasciato, dopo una lunga malattia, che ha combattuto con grande coraggio e dignità continuando a cantare anche quando negli ultimi rari concerti la voce diventava debole e tremula, Andrea Parodi.
Andrea Parodi durante un concerto
Magari molti di voi non hanno mai sentito questo nome ma sicuramente il suo viso, un po' da indiano d'America, o la sua voce, così acuta ed intensa, vi faranno tornare indietro fino al Sanremo del 1991, quando Pierangelo Bertoli ed i Tazenda (gruppo sardo fondato proprio da Andrea) conquistarono pubblico e critica con la splendida e malinconica "SPUNTA LA LUNA DAL MONTE - DISAMPARADOS", con la quale vinsero poi il Disco di Platino per le oltre 250.000 copie vendute.

Bertoli ed i Tazenda a Sanremo nel 1991
Ora che, sia Pierangelo che Andrea, ci hanno lasciato li voglio ricordare, e ringraziare per tutte le belle canzoni ed atmosfere che ci hanno regalato, con il testo del loro successo del 1991.


SPUNTA LA LUNA DAL MONTE (DISAMPARADOS)
Notte scura, notte senza la sera
notte impotente, notte guerriera
per altre vie, con le mani le mie
cerco le tue, cerco noi due.
Spunta la luna dal monte
spunta la luna dal monte.
Tra volti di pietra tra strade di fango
cercando la luna, cercando
danzandoti nella mente,
sfiorando tutta la gente
a volte sciogliendosi in pianto
un canto di sponde sicure
ben presto dimenticato
voce dei poveri resti di un sogno mancato.


In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende
in mesu a sa zente, in mesu
a s'istrada dimandende.
Sa vida s'ischidat pranghende
bois fizus 'e niunu
in sos annos irmenticados
tue n'dhas solu chimbantunu
ma paren' chent' annos.
Coro meu, (cuore mio) fonte 'ia, gradessida (fonte chiara e pulita)
gai puru deo (dove anch'io), potho bier'sa vida (posso bere alla vita).

Dovunque cada l'alba sulla mia strada
senza catene, vi andremo insieme.
Spunta la luna dal monte

beni intonende unu dillu
spunta la luna dal monte
spunta la luna dal monte

beni intonende unu dillu
spunta la luna dal monte
beni intonende unu dillu

In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende
in mesu a sa zente, in mesu
a s'istrada dimandende.
Sa vida s'ischidat pranghende

Tra volti di pietra tra strade di fango
cercando la luna, cercando
danzandoti nella mente,
sfiorando tutta la gente
a volte sedendoti accanto
un canto di sponde sicure
di bimbi festanti in un prato
voce che sale più in alto
di un sogno mancato

In sos muntonarzos, sos disamparados
chirchende ricattu, chirchende...



Per quelli che hanno "poca dimestichezza" con la splendida lingua sarda :-)

In sos muntonarzos, sos disamparados negli immondezzai, gli abbandonati
chirchende ricattu, chirchende cercando da mangiare, cercando…
in mesu a sa zente, in mesu in mezzo alla gente, in mezzo
a s’ istrada dimandende; alla strada chiedendo
Sa vida s’ischidat pranghende la vita si sveglia piangendo
bois fizos ‘e niunu voi figli di nessuno
in sos annos irmenticados negli anni, dimenticati
tue n’dhas solu chimbantunu tu ne hai solo cinquantuno
ma paren’chent’annos. ma sembrano cento anni
Coro meu, Cuore mio
fonte ‘ia, gradessida, fonte chiara e pulita
gai puro deo, dove anch’io,
potho bier’sa vida
posso bere alla vita

Un pensiero di cuore lo voglio dedicare poi anche ad un altra artista, recentemente scomparsa: Giuni Russo, una delle migliori cantanti degli ultimi decenni.
Colta, sensibile e raffinata è salita però agli "onori" della canzone italiana per aver cantato "Un'estate al mare" ed "Alghero" (negli anni '80) rimanendo, purtroppo, per anni sottovalutata. In realtà la sua voce era una delle più belle e particolari del panorama canoro italiano (la sua estensione vocale copriva senza difficoltà ben cinque ottave riuscendo a raggiungere, con la sua potenza, degli acuti altissimi, pur mantenendo una grande eleganza e cristallinità vocale). Nata agli inizi degli anni '50 incise i primi brani alla fine degli anni '60 ma soltanto vent'anni dopo raggiunse la consacrazione. Successivamente si è dedicata, in collaborazione con Maria Antonietta Sisini (con cui ha collaborato per oltre 35 anni) e con Franco Battiato, ad un lavoro di ricerca e sperimentazione vocale e strumentale: esplora, con la sua voce da soprano naturale, dopo quelli di inizio carriera del blues e del pop, i campi canori della musica sacra e dell'opera lirica (incide alla fine degli anni '80 anche un LP in cui canta romanze di Bellini, Donizetti e Verdi), lavorando anche in collaborazione con poeti, scrittori (Borges) e registi (Albertazzi).
Se n'è andata alla fine del 2004 lasciando il panorama canoro italiano un po' più povero.
Giuni Russo in una foto di 5 o 6 anni fa

13 ottobre 2006

IL CONGRESSO DEGLI ARGUTI

Fin dai tempi di Orazio, Catullo, Ovidio il popolo romano è stato caratterizzato dall'ironia ma anche dalla capacità di lasciarsi scorrere addosso gli accadimenti della città: il Romano non si stupisce di nulla e, se si esalta per qualche motivo, il giorno dopo è già tutto dimenticato ed è pronto ad "affrontare" un nuovo accadimento. Però l'arguzia, lo scetticismo, ed il cinismo sono insiti nel suo animo e si rinnovano di giorno in giorno. Il Romano è, però, anche un po' codardo: getta il sasso ma nasconde la mano, e se ha da dire qualcosa a qualcuno lo fa per interposta persona o per sotterfugi magari, come nel nostro caso, affiggendo sulle statue, nottetempo, delle prose dissacranti contro il Papa o personaggi vari. Per protestare contro gli abusi, le tasse, le angherie, l'arrivismo di quello che invece doveva essere, nei secoli passati, l'esempio di moralità per antonomasia, cioè il Papa e la sua corte, ricorse appunto alle... statue, attraverso le quali esprimeva, con dissacrante cinismo ed ironia, tutto il suo disappunto. Le "statue parlanti" di Roma, sulle quali, nottetempo, venivano affissi tali scritti, erano (ed alcune lo sono tuttora) Pasquino, Madama Lucrezia, l'Abate Luigi, Marforio, il Facchino di Via Lata ed il Babuino, e sono state soprannominate "Il Congresso degli Arguti".
La più conosciuta e senz'altro Pasquino che altro non è se non il tronco malridotto di un gruppo scultoreo probabilmente raffigurante Menelao che trascina il corpo di Patroclo morente (una copia dell'originale bronzeo è anche a Firenze, nella Loggia dei Lanzi) .
La leggenda narra che tale statua sia stata rinvenuta presso Piazza Navona, in quanto in origine ornava lo Stadio di Domiziano, durante i lavori che Sisto IV° fece effettuare per la costruzione del proprio palazzo. Il busto venne sistemato all'angolo con il Palazzo Orsini, in quella che un tempo era Piazza Parione (il nome del rione) e che ora è Piazza Pasquino, nel 1501. Sisto IV°, durante il suo pontificato, dette il via ad un vero e proprio piano regolatore sventrando i precedenti edifici fatiscenti e costruendo palazzi e strade più larghe ed igieniche. Con un editto (che permetteva a tutti coloro che costruivano case nella città di diventarne poi proprietari) incentiva di fatto le costruzioni. Ovviamente di questo editto possono approfittarne soltanto i ricchi: cardinali, banchieri, famiglie nobili (Borgia, Barberini, Carafa, Sforza, Pamphjli ecc.). Per costruire tali palazzi, e risparmiare sui materiali, vengono saccheggiati reperti romani dell'antichità: statue per ornare cortili ed interni oppure lastre e blocchi di marmo per fare calce. Da qui una delle "pasquinate" più famose, che recita: "Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini", ovvero "Quello che non fecero i barbari, fecero i Barberini", che allude appunto alle spoliazioni delle parti bronzee del Pantheon fatte eseguire da Papa Urbano VIII° (Barberini) al Bernini per la realizzazione del famoso baldacchino della Basilica di San Pietro. Il nome "Pasquino" si deve probabilmente al fatto che la statua fu rinvenuta nei pressi della bottega di un barbiere (o calzolaio) di nome Pasquino. Inizialmente l'occasione per le "rimostranze" di Pasquino venne offerta dalla Festa di San Marco (il 25 Aprile) per la quale il busto, che era proprio sul percorso della processione papale, veniva abbigliato come una divinità. Quindi i popolani cominciarono a manifestare il proprio malcontento con le uniche armi a loro disposizione: componimenti satirici ed invettive, contro il Papa ed i potenti, affissi al basamento della statua. Alcuni papi cercarono di far cessare tali manifestazioni di protesta spostando questa ed altre statue (tutte poste in luoghi di grande transito, così che molte persone potessero leggere di prima mattina i componimenti prima che questi venissero tolti dalle guardie papali) oppure facendole piantonare: ovviamente non ottennero alcun risultato... anzi... Il popolo romano era ovviamente per la quasi totalità analfabeta quindi i "vari" Pasquino che nel corso dei secoli si sono succeduti debbono essere stati per forza di cose letterati, studenti e, magari, addirittura appartenenti a famiglie nobili in contrasto con quella del Papa al momento in carica. Nella maggior parte dei casi nei componimenti venivano riportate delle espressioni che si potevano udire nelle strade, nelle osterie, nei mercati.
Alcune "Pasquinate" celebri:
"Ecce qui tollit peccata mundi - Ecco quello che toglie i peccati del mondo", riferita alla morte di Clemente VII°, probabilmente dovuta alla scarsa competenza del suo medico;
"Per chi vuol qualche grazia dal sovrano, aspra e lunga è la via del Vaticano. Ma se è persona accorta corre da Donna Olimpia a mani piene e ciò che vuole ottiene. E' la strada più larga e la più corta", una delle tante satire rivolte contro Olimpia Maidalchini (la Pimpaccia), cognata e consigliera (e forse anche amante) di Papa Innocenzo X°. Altre tre contro la Pimpaccia: "Olim-pia, nunc impia - un gioco di parole in latino che vuol significare: OLIM = una volta, PIA = religiosa, NUNC = ora, IMPIA = piena di peccati (da qui il soprannome che le venne dato)" e "Fu un maschio vestito da donna per la città di Roma e una donna vestita da maschio per la Chiesa Romana" e, infine, "Fin qui arrivò Fiume", alludendo al fatto che al tempo era usanza indicare le piene del Tevere con una lapide affissa ai muri dei palazzi segnalando il livello raggiunto dalla piena con una mano dall'indice puntato; alla statua di Pasquino venne trovato un giorno affisso un disegno raffigurante una donna nuda (somigliante ovviamente alla Pimpaccia) ed una mano con l'indice puntato sul basso ventre della donna e la scritta in questione, alludendo però al fatto che Donna Olimpia aveva un maestro di camera di nome Fiume.
Anche in tempi recenti Pasquino ha continuato a parlare, per esempio in occasione della visita a Roma di Adolf Hitler, quando vennero installati dei pannelli di cartone per nascondere alla sua vista le miserie della periferia romana: "Povera Roma mia de travertino, t'hanno tutta vestita de cartone, pe' fatte rimira' da 'n'imbianchino" o in occasione della visita di Gorbaciov, per la quale Roma rimase "paralizzata", a causa delle misure di sicurezza, per due giorni: "La Perestroika nun se magna, da du ggiorni ce manna a pedagna (a piedi), sarebbe er caso de smamma' (andarsere) ce cominceno a gira' (ci stiamo stufando)".
Spesso Pasquino "dialogava" con altre statue, in particolare Marforio: tra di loro c'erano dei veri e propri dialoghi, come quello contro Napoleone Bonaparte, accusato di portare in Francia opere trafugate durante le sue campagne belliche: Marforio a Pasquino:"E' vero che i Francesi so' tutti ladri?", risposta di Pasquino: "Tutti no, ma Bonaparte!"
Una "Pasquinata" recente contro il Sindaco di Roma Veltroni
Marforio è una statua raffigurante Oceano (ma c'è chi la identifica con la rappresentazione pagana del Tevere) che è ora posta nel cortile dei Musei Capitolini (dal XVI° secolo) e prima posta davanti il Carcere Mamertino, nel Foro Romano.
Altre statue "parlanti" di minor importanza sono: il "Facchino", una fontanella raffigurante un "acquarolo" con una botticella tra le mani (gli acquaroli erano quelle persone che, fino ai primi anni del '900, raccoglievano acqua dalle fontane pubbliche e la andavano a rivendere porta a porta). La statua, dal viso oramai quasi del tutto perduto, è stata da alcuni attribuita a Michelangelo, vista la sua pregevole fattura. In origine era murata sulla facciata principale di Palazzo De Carolis, lungo Via del Corso, e nel 1874 è stata spostata in Via Lata, su uno dei lati del palazzo;
Madama Lucrezia, addossata al muro in un angolo di Palazzetto Venezia, appunto tra Piazza Venezia e Piazza San Marco, proprio di fronte all'Altare della Patria (è un busto marmoreo di 3 metri d'altezza che raffigurava probabilmente una sacerdotessa dedita al culto di Iside o, forse, la dea stessa; il soprannome le deriva da una nobile del XV° secolo innamoratasi del re di Napoli e venuta a Roma per cercare di ottenere dal Papa la concessione del divorzio per il sovrano, il tentativò fallì e, alla morte del re, si ritirò a vivere appunto presso la piazza dove ora sorge la statua);
l'Abate Luigi, sul muro sinistro della Chiesa di Sant'Andrea della Valle, raffigura un uomo con una toga senatoriale ma il suo nome è probabilmente ispirato al sacrestano della vicina Chiesa del Sudario che, si dice, molto somigliante al manufatto)
e, per finire, il Babuino, una figura di satiro posta ad ornamento della fontana che sorge davanti la Chiesa di Sant'Attanasio dei Greci, appunto in Via del Babuino. Il nome gli deriva dalla faccia ghignante e oramai corrosa dal tempo che la rendono simile ad una scimmia.

10 ottobre 2006

UNA GIORNATA...... DELL'ALTRO SECOLO

E si: basta poco per viaggiare nel tempo!
A me è bastato, come decine di altre volte in passato, partecipare alla vendemmia di amici vicino Roma: erano tre anni che non andavo a vendemmiare con loro per vari motivi... lo scorso anno la polmonite che mi aveva raso al suolo, nei due anni precedenti un tempo infame che ci aveva consigliato di rimanere a Roma...

A dire il vero anche quest'anno di uva ce n'era pochina pochina, per colpa soprattutto di un paio di grandinate (l'ultima proprio una decina di giorni fa, con chicchi che mi hanno detto essere stati grandi come nocciole), per cui a mezzogiorno avevamo già finito di staccare i grappoli dalle viti ed abbiamo avuto un po' di tempo per chiacchierare e per ......cucinare tante cosine buoninebuonissime!!!!! :-)

SSSSSSSHHHHHHHHH !!!!!!!!!!!!!! Non ditelo a nessuno ma la vendemmia è soltanto una squallida scusa che da anni adottiamo per gustarci due o tre piattoni delle splendide fettuccine fatte in casa da Delfina... :-)

Un po' di foto va... tanto per farvi rosicare... hehehehe

La scusa per gustare le fettuccine...

Comunque la giornata è stata splendida

Le botti della cantina, piene dopo la prima spremitura

Ora viene il bello: si da fuoco alle fascine di vite per la grigliata

Io e il mi' babbo siamo addetti al... pollo hehehehe

La miglior morte per un pollo...

...e quella per le salsicce di maiale...

Si avvicina Hallowen e allora.....

L'unico VERO motivo per partecipare alla Vendemmia....

Spolveriamo tutto (ma proprio tutto!!!)

Dopo il pranzo...... c'è chi stramazza!!!

E chi è addetto alla pulizia delle griglie...

E si !!! Anche loro vanno matti per le fettuccine

L'uomo ragno sui kiwi...

E il micio che vigila sulle fragole appena piantate