19 marzo 2007

FRATELLI DELLA PALLA OVALE

Prometto che questo è l'ultimo post sulla mia passione sportiva: il rugby (almeno fino ai mondiali di Parigi del prossimo settembre)
Ma l'articolo che ho letto ieri sulla Gazzetta dello Sport mi è piaciuto perchè cerca di rendere i veri valori "storici" del rugby, inteso più come filosofia di vita che non come sport, e mi hanno fatto tornare con il pensiero al bel libro che, a questo proposito, vi consiglio "IL FANGO E L'ORGOGLIO: IL RUGBY E' ANCHE UNO SPORT", romanzo sportivo di Daniele Pacini e Gregorio Catalano.
D'altronde un famoso detto neozelandese recita: "Un terzo dei neozelandesi giocano al rugby. Gli altri due terzi ci hanno già giocato" e se due giorni fa in Piazza del Popolo a Roma ed in Piazza Duomo a Milano c'era il tutto esaurito sotto dei megaschermi (PER UNA PARTITA DI RUGBY) qualcosa vorrà anche dire... magari che il tanto osannato e straricco calcio non è più il catalizzatore dei sentimenti sportivi degli italiani ?!?
Questo è l'articolo:
"Quello che unisce i Gallesi - ama ripetere Gareth Edwards, scherzando - è che sono tutti concepiti su un campo da rugby. Magari sul sedile di una macchina o sul lettino dei massaggi o sull’erba dell’area di meta. Tutti, in qualche modo, se non proprio fratelli, comunque affratellati." C’è molto di vero nelle parole del mitico mediano di mischia gallese: basta guardare i nomi e cognomi dei giocatori. Dinastie di tre quarti”, generazioni di “avanti”, alberi di famiglie ovali, parentele di uomini e donne che al rugby hanno regalato legamenti e zigomi, garretti e craponi, in cambio di partite, storie, sentimenti, legami. Una ragnatela umana. Perchè è così. Fra chi gioca rincorrendo un pallone ubriaco di vita, di amicizia o birra, si instaura un codice che non ha bisogno di regolamenti o tribunali. C’è, vige, funziona, dura, si trasmette, si eredita. Tanto che, alla fine, comunque vada, non esiste più l’Inghilterra o la Francia, non esistono più gli All Blacks o gli Springboks. Esiste solo il rugby. Esistono solo i rugbisti,. E’ una magia. Ditelo in giro, a chi ancora non ci crede. Portate i bambini, convincete le mamme, accompagnate i nonni. Accendete un “Italia – Irlanda” in un ospedale: per due ore la gente respira, resuscita, risorge. 80’ di battaglia, poi la pace più bella del mondo. Lo sport ricomincia da qui. E il bello è che da qui non torna più indietro.
Marco Pastonesi
Gazzetta dello sport domenica 18 / 03 / 2007
Per la cronaca:
ITALIA = 54 milioni di abitanti - 40.000 tesserati nella Federazione Rugby
IRLANDA = 2 milioni di abitanti - 90.000 tesserati.
L'Italia è stata ammessa nel 6 Nazioni nel 2000.
La Francia è stata ammessa nel 5 Nazioni nel 1910.
Il primo torneo delle Nazioni (4) è stato disputato da Irlanda - Scozia - Galles ed Inghilterra nel 1883.

2 commenti:

Saffron ha detto...

Bravo!
è da quando ero bamina che seguo il rugby! è sempre stato un momento di sport, allegria e voglia di stare insieme!
mi piacerebbe che se ne continuasse a parlare perchè...non c'è solo il calcio e, soprattutto, a me il calcio di adesso non diverte più!

JAJO ha detto...

Io ho scoperto il rugby grazie al mio babbo che mi ha portato a vedere un Italia - Russia allo stadio Olimpico mi sembra nel 1979: finì, se ricordo bene, 9 a 6 per noi.
Anche se l'unica cosa che ricordo bene è il pallone che finisce sulla testa di un carabiniere e gli fa volare la feluca :-D
Però, da allora, non ho potuto fare a meno di seguirlo (il calcio in tv non lo seguo più da almeno 6 o 7 anni). L'amicizia con Gianpiero De Carli (storico n° 2 azzurro fino ad un paio di anni fa ed ora commentatore su La7, oltre che membro dello staff tecnico del Calvisano) poi, ha rinforzato ancora di più il mio legame con il rugby.