21 agosto 2006

RESOCONTO CENA A "LA GIARRA", Roma - 21.01.2005

Ora vi parlo di un piccolo ristorante di Roma, La GIARRA (Via Nocera Umbra, 20 – 06.7809528, solo una quarantina di posti), che propone soltanto specialità siciliane: cibi, dolci (il proprietario Achille fa venire cassate, cannoli e pesce direttamente dalla sua città di origine, Trapani) e vini (ci sono tutte le migliori case produttrici siciliane: dalle più conosciute e commerciali Firriato, Planeta, Donnafugata, alle più piccole ed emergenti).
In particolare la Giarra, il giovedì sera, propone (previa prenotazione) il cous cous di pesce, e proprio per questo piatto io e Claudia ci siamo andati. Il prezzo è apparentemente alto ma appropriato per un piatto unico, di buona sostanza e di particolare gusto, che richiede una notevole mano d’opera ed una lunga cottura (34 euro a porzione ma molto ben spesi: una volta ogni tanto ci si può togliere uno sfizio. Se poi si considera che diversi ristoranti di Trastevere fanno pagare anche 14 euro una Amatriciana o una Carbonara.....!!!)
In effetti la presentazione, oltre al sapore, è ottima: vi servono un piatto con il cous cous, 1 gamberone, due mezzi scampi (dolcissimi) e qualche cozza e vongola con, a parte, un altro piatto con una fetta di pane ricoperta di zuppa di pesce e totani lessati (che sapore!) ed un tegamino di coccio con fumetto di pesce da aggiungere a piacere sulla zuppa e sul cous cous.
Ne viene fuori una serata piacevole, gustando un piatto diverso dai soliti, accompagnato da un Altavilla della Corte del 2003 di Firriato (un bianco da 14% da uve Grillo e Chardonnay ad € 12,55): probabilmente avrei dovuto scegliere un vino diverso, più “classico”, anche se le notevoli note di ananas del vino legavano bene con la dolcezza dei crostacei ed il retrogusto erbaceo con il pesce lesso.
La cena è terminata in bellezza con due splendidi dolci: un cannolo siciliano (pastosissimo il ripieno di ricotta siciliana – veramente unica ed inimitabile – e friabilissima la pasta) ed una altrettanto memorabile cassata, entrambi i dolci rinforzati da un saccottino con marmellata di fichi. A chiudere un caffè veramente “saporito”, sembrava fatto con la moka. Il tutto per 94 euro.
Se si vuole spendere meno si può optare per una cena alla carta: anche se tutti i piatti sono a base di pesce (ho visto una splendida pasta con le sarde) non costano più di 8 euro ed i secondi sono intorno ai 15. Io sicuramente tornerò per assaggiare altre delizie come la caponata, la ninnata (neonata di pesce) o gli involtini di pesce spada o, soprattutto, la Trapanese (olive verdi e nere “conciate” = schiacciate con pomodori secchi, pecorino e capperi) o i secondi a base di tonno. L’unica nota un poco stonata è l’ambiente un po’ rumoroso se ci sono comitive o gruppetti. Per chiudere una nota sui gentilissimi proprietari Achille e Marina che diverse volte si sono avvicinati al tavolo per chiedere se tutto fosse di nostro gradimento o per darci consigli su come gustare il piatto.
Torneremo.

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