29 settembre 2011

MATTONELLA DI PATATE VIOLA, SALMONE E MELAGRANA

Finalmente la Befana si è ricordata, anche se con qualche mese di ritardo, di un desiderio che avevo espresso tempo fa: provare le patate viola, che mi incuriosivano molto per il colore e per il sapore più delicato e dolce delle patate normali.
Quindi, sempre la Befana, per farsi perdonare ha pensato di mandarmi un suo emissario (che befanesco proprio non definirei) con tre chiletti delle suddette patate, arrivate dritte dritte dalla Val Trebbia.
Subito si sono messe in moto le rotelle (almeno le poche rimaste funzionanti) per pensare a cosa realizzarci: volevo provare (sia a livello cromatico che gustativo) un abbinamento di queste patate con del salmone ed ho optato per la cosa più semplice possibile per gustarne il sapore quasi al naturale.

Per questo la quasi logica conseguenza è stata questa

MATTONELLA DI PATATE VIOLA CON SALMONE E MELOGRANO

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INGREDIENTI (per 4 persone):
600 gr. di patate viola
300 gr. di salmone affumicato (ma poi dipende dai gusti)
Chicchi di melograno
Foglioline di aneto
Olio extravergine di frantoio
Sale
Pepe


PROCEDIMENTO: ho sbucciato, tagliato a pezzettoni e cotto in acqua leggermente salata le patate (vi stupiranno con effetti speciali tingendo l’acqua di un tenue colore turchese/azzurrino).
Una volta cotte (per circa 20 minuti), e dopo averle lasciate asciugare in uno scolapasta, le ho schiacciate con lo schiacciapatate forato ed ho aggiunto al composto una grattatina di pepe nero e qualche fogliolina di aneto passata finemente a coltello.
Quindi ho messo il composto in un coppapasta, l’ho guarnito con delle “roselline” di salmone affumicato, grani di melograno, un’ulteriore grattatina di pepe e un filo di olio d’oliva di frantoio umbro.

Tutto qui ! Facilissimo, veloce e gustoso.
Confermo la delicatezza del sapore delle patate viola ed anche il fatto che siano leggermente più “farinose” delle altre.
Quindi…. avanti con la prossima idea !

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27 settembre 2011

MARCHE 2011 - MORENO CEDRONI E LA BAIA DI PORTONOVO

Penso sia arrivato il momento di farvi vedere anche qualche "onda" delle scorse vacanze nelle Marche...
Per questo voglio regalarvi il meglio: le spiagge di Marcelli di Numana, di Sirolo e, soprattutto, della Baia di Portonovo regalano colori e riflessi bellissimi... giudicate un po' voi...

La spiaggia di Marcelli di Numana ed i due paesetti, arroccati uno sopra l'altro, Numana e, appena sopra di lei, Sirolo, con alle spalle il promontorio del Conero.

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Queste, invece, sono le meravigliose acque di Sirolo (che ha diverse spiagge: quella delle Due Sorelle, dal nome dei due faraglioni che la dominano, quella di San Michele, quella dei Sassi Neri e la spiaggia Urbani), fino ad arrivare alla Baia di Portonovo, qualche chilometro, più a nord, dominata dalla splendida chiesetta romanica (del XI secolo) di Santa Maria.

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Ma la baia di Portonovo è dominata anche dalla nostra meta gastronomica: il Clandestino SusCi Bar di Moreno Cedroni, (rigorosamente con la C al posto della H in quanto la filosofia di Cedroni è tutta in questa frase: "I piatti non rispecchiano la filosofia del sushi giapponese, e non sono serviti con wasabi ed alga nori, bensì con olio, aceto balsamico, erbe aromatiche, pomodoro, burrata e tanto altro, il riso è carnaroli e la nostra soia si chiama colatura di alici, per questo motivo chiamatelo pure SUSCI ").
In effetti, grazie ai colori del mare, che vanno dal bianco al rosa al blu cobalto, e per quello che il Clandestino offre, ci si sente veramente in Paradiso...
Noi abbiamo deliziato il palato con: Simmenthal di pesce, Uova di seppia con pomodoro, zenzero e granchio, una Bresaola di pesce spada con salsa alla senape, ed uno stupefacente Panino con baccalà e maionese di baccalà senza uovo.
Ottimo accompagnamento una lieta scoperta: una bottiglia di birra "Punk Ipa", del birrificio Brew Dog, dagli affascinanti sentori di agrumi e bacche di ginepro.

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Per digerire il pur leggero pasto mi sono poi fatto una bella passeggiata risalendo fino alla chiesetta di Santa Maria: uno spettacolo !

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E, prima di prendere a malincuore la via del ritorno (dover lasciare quei colori, quei profumi, quei sapori è veramente una coltellata in pieno petto), le ultime ore non potevo che passarle... così !

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20 settembre 2011

TAGLIOLINI AROMATIZZATI ALLE ACCIUGHE CON CAPPERI, BOTTARGA E PACHINO ESSICCATI

Tra le tante cose comprate durante le recenti vacanze nelle Marche c’era anche una confezione di tagliolini alla chitarra, aromatizzati all’acciuga, dell’azienda EUROMAR di Porto Sant'Elpidio.
Avendo ancora in dispensa delle cosine gustose prese a Marzamemi lo scorso anno (in quantità industriale), mi è venuta l’ispirazione di unire gli ingredienti di queste due regioni, che in cucina non sono seconde a nessun’altra.
Devo dire che la pasta, di un bel giallo carico con lievi puntini marroni, era proprio buona anche da cruda (ho l’abitudine di assaggiare pasta all’uovo cruda, così come un goccio di ogni bottiglia di olio che apro, per capirne subito la qualità e il sapore): giustamente, quasi impercettibilmente, salata e con un bel retrogusto di acciuga. La pasta era essiccata ma quasi si scioglieva al palato. E devo dire che dopo averla cucinata la buona impressione è stata confermata.

Le uniche varianti che ho apportato ai consigli di preparazione sono queste:
- ho cotto la pasta per 4 minuti anziché i 3 consigliati;
- non ho cotto la pasta in poca acqua, risottandola in padella con i pomodori, ma l’ho condita con una base di aglio e olio con l’aggiunta di alici, capperi e pachino essiccati.

Celebriamo quindi questo gemellaggio gastro-geografico con un bel piattino di

TAGLIOLINI ALLE ALICI CON CAPPERI, PACHINO ESSICCATI E BOTTARGA

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INGREDIENTI (per 2 persone):
250 gr. di tagliolini alle acciughe Euromar
Mezzo cucchiaio di capperi di Lipari sotto sale
5 alici sott’olio Campisi
12 pachino essiccati Campisi
1 cucchiaio di bottarga in polvere Campisi
Olio aromatizzato all’aglio di Voghiera

PROCEDIMENTO: ho tagliato in pezzettini minuscoli i pachino essiccati (senza farli preventivamente rinvenire) e li ho lasciati scaldare in padella con olio aromatizzato all’aglio, 5 alicette (parimenti ridotte in piccoli pezzi) ed una manciata di capperi dissalati.
Prima che le alicette iniziassero a sciogliersi nell’olio ho spento il gas e tolto la padella dal fornello caldo.
Ho aggiunto un cucchiaio di bottarga in polvere e mescolato bene il tutto.

Nel frattempo ho cotto la pasta alle acciughe (se la trovate vi consiglio di spezzare i tagliolini a metà in quanto sono veramente lunghi) per circa 4 minuti e l’ho poi scolata e mantecata nella padella con il condimento per meno di 1 minuto.
Dato un'altra leggera spolverata di bottarga, impiattato, fotografato (ultravelocissimamente), servito e… divorato !

Nota: pensando che i pachino essiccati, i capperi dissalati e le acciughe avrebbero dato una notevole sapidità al piatto, ho aggiunto soltanto un cucchiaino scarso di sale all'acqua della pasta. Devo dire che con la cottura la sapidità del condimento si perde in parte e la pasta è risultata perfettamente equilibrata (non per vantarmi :-D visto che per gusto personale avrei aggiunto un po' più di sale, ma non l'ho fatto per non rischiare di farla troppo salata).

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08 settembre 2011

MARCHE 2011 - MATELICA ED ESANATOGLIA

Dopo un congruo periodo di disintossicazione da blog rieccomi qui, digerita la pur gustosa Bavarese alle pesche, con uno dei miei soliti post "vacanzieri" che in pochissimi vedranno e commenteranno, ma tanto io so' ariete in ariete e insisto hahahahaha.
Scherzi a parte ci tenevo a fare una capatina a Matelica visto che la famiglia di mia madre è originaria proprio di quel paese e, quindi, un po' di sangue "marchiciano" nelle vene ce l'ho anche io. E per questo era una vergogna per me non esserci ancora mai andato prima, anche perchè la piccola cittadina è immersa nel verde e, con meno di 5 minuti si arriva, da ogni parte si vada, in un bel prato verde, proprio dietro i palazzi del centro (cosa, questa, che caratterizza la gran parte dei paesi e delle cittadine marchigiane).

In effetti mi ha deluso solo non averci incontrato un'anima (massimo 6 o 7 persone) ma erano le 12 di una calda domenica di inizio luglio...
Per la verità giusto visitando una chiesa ho incontrato una simpaticissima vecchietta che, vedendomi con la macchina fotografica al collo ha capito che ero un turista è mi ha raccontato vita morte e miracoli della beata Mattia, cui la chiesa è dedicata, ed il cui corpo è custodito sotto l'altare.

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La loggetta degli Ottoni.

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Sulla via del ritorno ci fermiamo nell'altrettanto calda, verde e deserta Esanatoglia. Anche questa cittadina, che fu denominata "Città Filetta" per la sua struttura filiforme e che fa parte del circuito dei "Borghi più belli d'Italia", merita una visita.

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Guardando in alto, sulla vetta del monte Corsegno (quasi 800 metri) a dominare tutta la Valle di San Pietro, si può ammirare l'Eremo di San Cataldo, di origine medievale. Vi si arriva, essendo circa 4 chilometri fuori dell'abitato, salendo per alcuni tornanti e posteggiando l'auto a circa 300 metri, in uno spiazzo sterrato: la strada prosegue poi, costeggiata sulla destra da 14 edicole a ricordare la Via Crucis, fino all'eremo, dove è possibile ammirere, nella cappella del santo, decine e decine di ex-voto risalenti perfino al 1400.

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La Fontana di San Martino.

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Una "casa dalle tre porte": questo tipo di abitazione ha origine medievale nelle regioni del centro Italia. In particolare la porta di destra era detta "degli sposi", quella di centro "del morto" e quella di sinistra era il normale uscio. Antichi documenti certificano che la porta "del morto" era in realtà chiusa (come si può vedere nella mia foto qui sotto) in muratura e che tale muro veniva abbattuto solo al momento in cui si rendeva necessario portar fuori di casa la salma di un familiare. Tale muro veniva poi, subito dopo, ricostruito.
Questa tradizione, in Esanatoglia, sembra sia stata in vigore fino al XVI secolo, quando venne eretta la Cappella degli Innocenti per vegliare i cittadini defunti. Il pittore Simone De Magistris ritrasse nella cappella una Natività nella quale appariva, alle spalle della sacra famiglia, un edificio a tre porte, quasi a tener viva la tradizione.


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