E dopo tutto questo mare, una nuova passeggiata (devo ancora una volta ringraziare Claudia per aver assecondato tutte le mie smanie di rivedere - e di volerle far conoscere - i luoghi che avevo già visitato o frequentato durante il servizio di leva. Devo dire che, oltre la tappa obbligatorio-sentimentare di Sassari, tenevo particolarmente a farle conoscere i due gioielli (architettonico e naturale) della fascia costiera della Sardegna che dall'estrema punta nord-occidentale scende verso Bosa e gli stagni di Cabras e Mistras, popolati da fenicotteri rosa: Alghero e Stintino.
Cominciamo, quindi, dalla splendida Alghero, che raggiungiamo dopo meno di un'oretta e mezza di macchina e dopo aver costeggiato per chilometri le tenute dell'Azienda Vinicola Sella & Mosca. Posteggiamo proprio davanti all'Acquario, dove ci accoglie una solerte posteggiatrice "schizzata": infatti al Alghero non si usa il parcometro ma ci sono gli ausiliari del traffico che, ognuno "coprendo" il marciapiede assegnatogli, incassano il pagamento per la sosta (a Roma nelle casse entrerebbe ben poco); il bello è che per soste lunghe si paga subito mentre per soste temporanee (tipo per riprendere i bambini all'uscita da scuola) si paga la frazione di ora quando si va via (!!!): quindi in occasione dell'uscita degli scolari l'ausiliare del traffico è costretto a correre su e giù all'impazzata tra auto che partono ed altre che arrivano (a Roma NON sarebbe possibile). In più fanno continuamente su e giù per verificare le scadenze dei pagamenti delle auto in sosta: un lavoraccio !!! Accaldati al solo seguire con lo sguardo l'ausiliaria, alla quale abbiamo pagato quasi 6 ore di sosta, ci prendiamo un ottimo caffè shakerato (in Sardegna non sembra esistere il caffè freddo) ed iniziamo il giro della splendida Alguer, un pezzetto di Catalogna in territorio italico. La città, in effetti, fondata nell'XI° secolo dalla famiglia genovese dei Doria, divenne nel 1300 praticamente una città catalana: catalana fu, infatti, grazie a Pietro IV°, sovrano d'Aragona che ve la trapiantò, la maggior parte della popolazione (anche se sembra si trattasse di ex detenuti e prostitute catalani graziati dalle autorità ma espulsi dalle loro terre). E, tuttora, per le scritte delle vie e per i discorsi confidenziali tra gli algheresi, la lingua utilizzata è il catalano antico (addirittura tutti gli atti pubblici, come da accordi con lo Stato Italiano, la Comunità Europea e la Regione Autonoma della Sardegna, ai fini della "salvaguardia e valorizzazione della minoranza linguistica" sono redatti in italiano e nella variante algherese del catalano).
Le prime foto non possono che essere per la torre ed il cannone a guardia dei bastioni del XIII° secolo (con il trenino elettrico che porta a spasso i turisti per il centro storico della città)















Il secondo di Claudia è un trittico di pesce: spigola alle mandorle e pinoli, gallinella al sesamo; ed un trancetto di spada alle erbe, pinoli e pomodoro.


Terminando la passeggiata per una Alghero deserta, ed avendo ancora un'oretta di posteggio pagato, entriamo a curiosare nell'Acquarium (ci saremmo volentieri tuffati in qualche vasca, non in quella degli squali o quella dei Piranha, ovviamente...).
Ad esempio in quella della testuggine ballerina



Ho già detto di piranha e squali.....






Una simpatica stella marina danzante ci da il saluto, 
visto che ci andiamo a buttare un paio d'ore sulla bianca spiaggia di Maria Pia (il nome della località, non della proprietaria) circondata da una freschissima pineta che arriva a 20 metri dal mare, proprio di fronte al faro.



Arrivederci Alghero....
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