21 agosto 2006

RESOCONTO CENA A "AL BISTROT", Roma - 11.10.2004

Ieri sono stato a cena a Al Bistrot, in Via delle Sette Chiese 160. Era il compleanno della mia compagna e, per festeggiarlo, volevamo un posto un po’ più intimo del solito ristorante rumoroso o “affumicato”. Il locale si presenta bene: campanello all’entrata ed accoglienza cordiale da parte di Daniela e Barbara (le due proprietarie-cameriere-sommelier); dal lato sinistro della parete/paravento che si contrappone al portoncino d’entrata (verde ramarro!) si scende nella saletta sottostante il piano stradale (soltanto 30 coperti e, comunque, non si è a stretto contatto di gomito con i vicini di tavolo, a parte forse nella parte più lontana della saletta), luce soffusa emanata da applique e candele ai tavoli, musica (Classica o Jazz esclusivamente strumentale) in leggerissimo sottofondo, sedie e tovaglie in broccato con sottopiatti con ghirigori (accompagnati da piatti che qualcuno ha a casa o già visti in locali di più basse pretese, anche se esteticamente carini) e grande specchio alla parete di fondo, con drappo a tendone in tinta con i colori della sala. L’arredamento è sobrio, con un finto camino sulla parete corta della sala, alle nostre spalle (il nostro tavolo era proprio quello della foto) e qualche piccolo orpello, come libri di cucina in due o tre lingue, a completare la caratterizzazione del locale.
Ovviamente nel corso della serata si è raggiunto il tutto esaurito, pur essendo lunedì.
Il cartoncino di presentazione del ristorante vanta specialità vegetariane, Francesi e di cucina creativa e devo dire che, in parte, ciò rispecchia il vero, soprattutto per quanto riguarda la parte vegetariana; di francese però ci sono, forse, soltanto le lumache (a proposito: sarebbe stato preferibile scrivere escargot), l’entrecote e.... il caviale (anche se non propriamente francese) sul risotto. La carta dei vini si presenta più completa del pur sufficiente menu.
Noi, avendo già festeggiato la mattina in ufficio con i cornetti e proseguito a pranzo con le figlie, iniziamo direttamente dal primo piatto, saltando un paio di proposte interessanti come antipasto: per entrambi un gradevole Risotto alla Zarina, mantecato con salmone e con una equilibrata “spolverata” di caviale (“veri” entrambi, non di supermercato o succedanei). Proseguiamo poi con due altrettanto gradevoli portate vegetariane: lei con un soufflé di asparagi e patate, delicato, gustoso e di bella presentazione, io con un ottimo tegamino con pasticcio di patate, taleggio e funghi porcini (forse all’apparenza un po’ pesantino ma veramente gradevole, soprattutto se si ha l’accortezza di attendere qualche secondo per farlo tornare a temperature umanamente sopportabili). Avremmo voluto fare un pensierino ai dolci ma l’età incombe e non ce l’abbiamo fatta, sarà per la prossima volta.
Per quanto riguarda il vino, bevendo praticamente soltanto io (lei si limita ad un bicchiere scarso), abbiamo optato per mezzo litro di vino della casa: un onesto siciliano bianco (cosa!?) (in alternativa un Rosso di Montepulciano): in effetti il vino si presenta di colore ambrato, quasi un passito, con sentori intensamente fruttati all’olfatto e di sapore secco e deciso al palato: non male, in fondo ho trovato di peggio come “vino della casa”. La prossima volta tornerò con degli amici così avrò campo libero alla lista dei vini: il fatto è che provo un dolore quasi fisico a lasciare una bottiglia di vino non terminata alla fine del pasto, niente di “economico”, non sono tirchio, ma è una forma di “rispetto” verso il vino stesso, soprattutto se di un certo livello: certo, in un locale del genere, e con simili portate, non avrei scelto un Colli Lanuvini o un Castelli Romani, ma un vino di maggior struttura, e mi sarebbe dispiaciuto lasciare la bottiglia a metà. La lista dei vini e dei superalcolici è comunque abbastanza varia ed i ricarichi, per quanto possa intendermene, mi sembrano particolarmente onesti, in linea con il target del locale che si propone di offrire, in un ambiente curato e confortevole, delle portate, anche particolari, a prezzi sorprendentemente accessibili: i primi piatti sono sugli 8 euro mentre per i secondi la richiesta media è di 9 euro per quelli vegetariani e di 11 per quelli di carne. I prezzi, infatti, sono stati una gradita sorpresa: con due primi, due veri e propri secondi vegetariani (ben diversi da semplici contorni), acqua, vino e due caffè, abbiamo pagato 46 euro e 50. Una serata gradevole, ed una esperienza sicuramente da rifare, magari senza dover necessariamente attendere un‘altra ricorrenza.
Una nota: se ci andate non abbiate fretta: i piatti sono tutti espressi e, tra una portata e l’altra, bisogna aspettare almeno una ventina di minuti; d’altronde l’ambiente concilia una bella chiacchierata e la serata scorre piacevole.

Al Bistrot – Roma Via delle Sette Chiese, 160 - Tel. 06.5128991- Sabato a pranzo e Domenica chiuso.

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