24 luglio 2008

DORANDO PIETRI, SOLO UN SECOLO FA.....

E si, sono passati 100 anni (proprio oggi) ma è come se fosse successo l'altroieri... tutti conoscono questo fatto e questo personaggio.
Questo è il semplice ma bell'articolo commemorativo, di Francesco Zardo, apparso oggi su "Il Romanista" (perchè LO SPORT NON HA FAZIONI):

Olimpiadi di Londra, Dorando Pietri taglia il traguardo della maratona per primo. Ma i giudici lo aiutano: sarà squalificato.
Piuttosto raro che ai Giochi olimpici chi perde una gara diventi più celebre del vincitore. L’importante è partecipare, si sa, ma per restare impressi nella storia dello sport è meglio arrivare primi. A questa regola c’è una vistosa eccezione, un’eccezione che oggi compie cento anni esatti: era il 24 luglio 1908, un pomeriggio caldissimo a Londra, che quell’anno ospitava le Olimpiadi, quando un omino barcollante entrava per primo all’Olympic Stadium per concludere la maratona olimpica. «Who is he?» "Chi è?" Domandò la regina Alessandra, ad uno dei 100mila (così dicono) spettatori. «An italian», "Un italiano", le rispose l’attendente: «Dorando Pietri». L’italianino era piccolo e lontano, non vestiva d’azzurro, ma indossava una magliettina bianca e degli enormi mutandoni neri: il solerte attendente lo distingueva grazie ai baffoni neri e al numero, il 19, ormai sbilenco addosso a quel caracollante maratoneta che aveva appena fatto il suo ingresso sulla pista.
Dorando Pietri veniva da Carpi, dove lavorava in un forno come pasticciere. E nel tempo libero, correva. Da qualche anno si era scoperto che era tenace, veloce, resistente, un talento nella maratona al punto di diventare uno dei due italiani a correrla alle Olimpiadi. Abituato alla strada e non alla pista, in quello stadio Pietri sbagliò direzione. «Get back!»: i giudici gli gridavano che doveva tornare indietro. Confuso dalla lingua straniera e dal boato del pubblico, ma soprattutto dalla fatica, Dorando non capiva. Lo dovettero far voltare a gesti, indicandogli che per arrivare al traguardo la direzione era quell’altra. Sempre barcollando Pietri ci arrivò al traguardo e poi si accasciò al suolo.
«Get up, get up», tirati È su! I soliti giudici: la corsa non era finita, ci voleva un altro giro di pista. Quattrocento metri, con una decina di minuti di vantaggio sull’americano John Hayes, ancora lontano dallo stadio. Ma dopo aver percorso 42 chilometri sotto il sole, riacchiappando sudafricani, inglesi, canadesi, americani, 400 metri erano come 400 chilometri. Pietri si tira su e comincia lo strazio. Cade, si rialza, ricade. Stavolta i giudici lo aiutano a rialzarsi. Passano i minuti, Hayes sta arrivando, ormai il pubblico londinese (c’è chi dice che fossero 100mila) è ipnotizzato dai ghirigori del fornaretto italiano. Mancano trenta metri, entra nello stadio l’americano, Pietri è in piedi ma non riesce ad andare dritto, per fare un metro ne percorre sei, oscillando a destra e sinistra. Alla fine mancano cinque metri, un giudice sorregge Pietri, lo instrada, l’italiano taglia il traguardo per primo.
C’è chi dirà che i giudici abbiano aiutato Pietri per risparmiare alla regina lo spettacolo di un maratoneta che in mezzo alla pista ci lascia le penne. Altri pensano che - una volta ogni cento anni - anche i giudici sportivi possano appassionarsi a un atleta. Chi lo sa: Pietri venne squalificato, per via di quell’aiuto. L’oro sarebbe andato all’americano, condannato però all’oblio. In Italia non sono tanti a ricordarsi Dorando Pietri quanti sono in Inghilterra, dove il fornaretto di Carpi è oggetto di leggende, celebrazioni, modi di dire. Il primo a celebrarlo fu un cronista sportivo inglese quel giorno stesso: l’inviato del Daily Mail. Si chiamava Arthur Conan Doyle, qualche anno prima aveva inventato Sherlock Holmes. Il giorno dopo sul giornale non ebbe bisogno d’inventarsi niente: raccontò, semplicemente, la storia di un emiliano, che lavorava come pasticciere in un forno di Carpi, e nel tempo libero correva. E che un giorno di 100 anni fa, perdendo una medaglia, era riuscito a conquistare il mondo.

QUI IL FILMATO (in spagnolo)

13 commenti:

Lydia ha detto...

Ma quante ne sai!!!!
Assolutamente ignoravo questo episodio

JAJO ha detto...

A parte che ho fatto il giudice di gara (per tutte le gare di atletica e salti) per la FIDAL (e poi anche di Marcia) daiii: questo episodio viene citato ogni voltache si avvicina un'Olimpiade :-D

Lydia ha detto...

Eddai, non sottolineare la mia ignoranza in materia!!!!!! ;-))))

JAJO ha detto...

Beh, da oggi sai una cosa in più :-D

Vedi, dovresti aprire un blog: gestire un blog stimola la fantasia, la curiosità, lo studio... non fossilizzarti solo su crostate e biscotti ! hehehehehe

GiorgiaM ha detto...

Io sono originaria di Carpi e i miei genitori abitano lì, ovviamente so tutto di Dorando Pietri , è da più di un anno che c'è un timer ,all'uscita dell'autostrada di Carpi , che conta i giorni che mancano al centenario.
Sicuramente ci saranno grandi festeggiamenti :-)

OtroTango ha detto...

Approfitto di un rarissimo spiraglio lasciato dai filtri (sempre impossibile accedere al tuo blog... oggi anche verso quello di mia sorella) e così ti posso almeno salutare...
E le ricette? neanche quella del pane sardo??? ciaoooo
OT

JAJO ha detto...

Giorgia, buoni festeggiamenti allora :-D E' proprio vero, comunque: secondo me neanche "i diretti discendenti" sapevano chi fosse il vero vincitore della maratona del 1908 ;-DDD

OT: ma porca miseria.... ultimamente blogger sta facendo le bizze: pensa che io stesso rimango spesso chiuso fuori dal mio blog !!! Il pane sardo si fa con farina di semola, sale, acqua e lievito (!!!!!): impasto molto liquido su una base tonda e via in forno. Di ricette ho messo quella della fregola (l'unica cosa seria che ho cucinano in Sardegna, insieme ad un sautè di cozze e vongole :-DDD)

Günther ha detto...

hai fatto bene a ricordare questa storia che non consocevo bravo

Unknown ha detto...

ma davvero webtesoro.... ma quante ne sai???!!!
questa storia proprio non al conoscevo! mi ha emozionata!!
grazieeeee

Anonimo ha detto...

Dorando Petri me l'hanno fatto studiare alle medie nelle ore di teoria di educazione fisica. Si lo so, penso che la mia è stata l'unica classe a fare anche teoria...


Comunque di storie interessanti sulle olimpiadi ce ne sono molte come quelle di Jesse Owens, il corridore di colore che vinse quattro ori alle olimpiadi di Hitler...

Comunque Jajo tra oggi e domani pubblico un post interessante sulle olimpiadi di Monaco '72. Passa a trovarmi.



CIAOOOOOOO!!!!



Il Rompiblog

JAJO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
JAJO ha detto...

Ciao Damiani, non credere: anche io ho fatto teoria di educazione fisica alle medie :-D
E pensa che ho scoperto soltanto ora che il vero nome era PIetri e non PEtri, come lo avevo sempre sentito nominare.

Daniela @Senza_Panna ha detto...

Ti ho dato due premi:

http://senzapanna.blogspot.com/2008/07/un-brillante-weblog-e-loscar.html