Purtroppo, dopo che venerdì 25 maggio, un albero si è abbattuto tra le lapidi ed i visitatori, il Cimitero Acattolico è stato chiuso al pubblico. Ma l'albero caduto è stato soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso: in effetti il cimitero è stato chiuso perchè, oramai da diversi mesi, il Comune di Roma e le Ambasciate estere (14) che per decreto lo finanziavano, hanno smesso di erogare i fondi necessari alla manutenzione dello spazio (soltanto 200.000 euro l'anno, da dividere tra 15 Enti).
Per rendere omaggio ad uno dei luoghi più affascinanti e romantini di Roma ripubblico il mio post dell'ottobre scorso.
E questo è l'articolo apparso oggi, 29 maggio, sul Messaggero:
Martedì 29 Maggio 2007
Le collette liberamente offerte dai visitatori nel Cimitero acattolico della Piramide Cestia, «non bastano più. Servono soldi per mantenere un patrimonio come questo», spiegano gli uomini della manutenzione, «il cimitero è abbandonato a se stesso». E da ieri è stato chiuso al pubblico.«Dopo l’incidente di venerdì - spiega Paolo Trivisonno, segretario Provinciale della Fesica (Federazione sindacati industria commercio e artigianato) Confsal (Confederazione generale sindacati autonomi lavoratori) - Un grande albero è caduto tra i visitatori e gli operai del Cimitero, abbiamo toccato il fondo». E poi aggiunge: «A questo si è arrivati dopo anni di totale disinteresse da parte delle ambasciate estere che lo gestiscono, ma anche delle istituzioni italiane, che nulla hanno fatto per far sopravvivere questo luogo. Ed è proprio a causa di questa gestione irresponsabile, che un pezzo di storia di Roma versa in condizioni indegne. Sono anni che chiediamo alle ambasciate che compongono il comitato di gestione del Cimitero Acattolico di impegnarsi a corrispondere una quota annuale (cifra quasi irrisoria, fra i 150.000 e i 200.000 mila euro, da dividere per 14 ambasciate), per garantire interventi importanti)». L’anno scorso, per far sì che uno dei luoghi della memoria più preziosi della città, non scivolasse nel degrado, erano scese in campo organizzazioni internazionali. «Ma visti i risultati a poco è servito», dicono gli operatori del Cimitero. Il New York Times e l’Herald Tribune avevano addirittura lanciato appelli: «Questo prezioso angolo di paradiso è in decadenza e in crisi finanziaria, tanto da essere inserito nella Word monument fund’s list 2006», scrivevano. Si tratta, per chi non lo sapesse, di un elenco in cui sono inclusi i tesori del pianeta in via di estinzione.E di tesori in questo caso effettivamente si tratta. L’urna con le ceneri di Antonio Gramsci, le tombe dei poeti Shelley e Keats, dello scrittore milanese Carlo Emilio Gadda e dell’unico figlio di Goethe rischiano l’insulto dell’abbandono. Principi russi, nobili e intellettuali riposano a ridosso delle Mura Aureliane nel totale degrado. Oscar Wilde, durante la sua lunga permanenza a Roma definì i sepolcri della Piramide «il luogo più sacro» della città. Oggi tra lapidi, tombe e monumenti vi sono rappresentati tutti gli stili dell’arte funeraria. Il cimitero è un luogo privato, frequentato soprattutto da non italiani. «Dei 2.500 defunti che qui sono sepolti - spiegano dagli uffici del cimitero - soltanto 500 hanno ancora parenti in vita e in grado di pagare i 350 euro l’anno che chiediamo. Ma andando avanti così si rischia il degrado». Che sarebbe un affronto per i morti e per i vivi.
Penso abbiate oramai capito quanto io sia un tipo strano e per questo mi sembrate pronti a leggere qualcosa su… un cimitero. Non un cimitero “qualunque” ma il Cimitero Acattolico di Roma. Visto che la Chiesa nel ‘600 e ‘700 vietava che i non cattolici (oltre che i suicidi, le prostitute ed i teatranti) venissero seppelliti in “territorio cristiano”, si dovettero creare nuove aree dove seppellire, rigorosamente di notte, tali corpi, appena fuori delle mura cittadine. Per questo motivo esistevano, al tempo, un cimitero degli attori (presso Porta Pinciana) ed uno degli Ebrei (nell’area in cui attualmente sorge il Roseto comunale, sul colle Aventino, di cui vi ho parlato pochi post più sotto). Il cimitero di cui vi voglio parlare accoglie "non cattolici" di ogni nazionalità: italiani (Gadda; Gramsci),
La semplice tomba di Gramsci
americani (Corso, poeta della Beat Generation; Simmons, scultore e pittore; Wetmore, scultore autore del meraviglioso “Angelo del dolore”),
americani (Corso, poeta della Beat Generation; Simmons, scultore e pittore; Wetmore, scultore autore del meraviglioso “Angelo del dolore”),
russi,
cinesi, greci,
scandinavi
La tomba di Andersen
ma soprattutto tedeschi (il figlio di Goethe; l’architetto Semper) ed inglesi (Severn, pittore e console a Roma nonché amico di Keats, accanto al quale è sepolto;
Le lapidi delle tombe di Keats e Severn
Symmonds, poeta; Trelawny, autore ed amico di Shelley, cui è sepolto accanto)
Le lapidi di Shelley e Trelawny
di ogni periodo, dal 1738 ad oggi, anche se il cimitero venne “ufficialmente” aperto nel 1821.
Tra i curati vialetti, contornati di verdi siepi,
di pini e cipressi si possono ammirare le tombe di John Keats (1795 – 1821, morto a Roma di tubercolosi, il cui epitaffio recita: “Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE, che sul suo letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, per il potere maligno dei suoi nemici, desiderò che queste parole fossero incise sulla sua pietra tombale: Qui giace colui il cui nome fu scritto sull’acqua” ed alla quale "risponde" una vicina lastra marmorea: "Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull'acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange"),
La targa rivolta a Keats
e Percy Bysshe Shelley (1792 – 1822) affondato con il suo vascello in acque toscane. La sua tomba è proprio all’ombra delle Mura Aureliane. Un particolare romantico, anche se un po' macabro, riguarda la sua morte: il suo corpo venne cremato a Viareggio ma il suo amico Trelawny “strappò” il cuore dell’amico alle fiamme e lo portò alla sua vedova, Mary (celeberrima autrice del romanzo Frankenstein), e con lei venne sepolto in terra inglese qualche anno dopo.
Ci sono diverse statue nel cimitero: la più bella è, senza dubbio, lo straziante “Angelo del Dolore”, sulla tomba di William Wetmore (1819-1895), che ne fu anche l’artefice. Il realismo e la straziata posa dell’angelo lasciamo senza parole.
Due immagini dell'Angelo del dolore sulla tomba di Wetmore
Il cimitero, che sorge tra la Porta San Paolo (anticamente chiamata Ostiensis, perché da lì partiva la strada che collega ancora oggi Roma ad Ostia), la Piramide di Caio Cestio, le Mura Aureliane ed il Monte Testaccio, in una zona che, fino a quasi la metà dell’‘800, faceva parte dell’Agro Romano, ora pieno centro. Il fatto che le tombe fossero in campagna aperta (non c’erano né mura né staccionate a proteggerle) e, quindi, facilmente profanabili da ubriachi o fanatici religiosi, spinse nel 1817 i diplomatici di Prussia, Russia e Ducato di Hannover a richiedere al Cardinal Consalvi, Segretario di Stato Vaticano, il permesso di recintare a proprie spese il cimitero. Pur essendo di parere contrario il cardinale concesse, dopo quattro anni e su sollecitazione inglese, il permesso e provvide alla recinzione dell'area a spese del Vaticano. Nel 1894 l’ambasciata di Germania acquistò ulteriori terreni ed il cimitero venne ampliato.
Alcuni monumenti storici circondano il cimitero e lo rendono ancora più unico al mondo: la Porta San Paolo, la Piramide di Caio Cestio, che altro non è se non un monumento sepolcrale del pretore ( = magistrato civile responsabile della Giustizia), tribuno della plebe ( = magistrato che patrocinava gli interessi della plebe) e settemviro degli Epuloni ( = sacerdote preposto all’organizzazione di banchetti dedicati agli Dei), Caio Cestio, vissuto nel I° secolo a.C.. La piramide venne costruita in 11 mesi ed abbellita con rivestimenti in lastre marmoree.
Vista della parte vecchia del cimitero acattolico delimitata dalla Piramide di Caio Cestio e dalle Mura Aureliane sulla destra; sulla sinistra si intravede la Porta San Paolo
Nel III° secolo venne inglobata, come al tempo usava, nelle Mura Aureliane e divenne, con la Porta San Paolo, parte integrante della cinta muraria difensiva di Roma. Volute dall’imperatore Aureliano per difendere la città dagli assalti dei barbari, le mura si sviluppavano per 19 km. ed erano dotate di torri a pianta quadrata ogni 30 metri circa e di numerose porte d’accesso, fiancheggiate da torri semicircolari. Tra due torri potevano aprirsi delle porte minori (posterulae). Con vari restauri hanno difeso la città fino al 1870 ed ancora oggi sono lì a rappresentare la grandezza di Roma. Il Monte Testaccio (Mons Testaceus = Monte dei Cocci) è una collina artificiale alta una trentina di metri e con una circonferenza di circa 1 km. Si è formato con gli ammassi delle anfore rotte che venivano scaricate in epoca romana (II° - IV° secolo d.C.) nel vicino porto cittadino, ora quasi totalmente perduto.
In fin dei conti si tratta di una parte di Roma poco frequentata dai turisti, ed ancora meno dai romani, ma invasa dal traffico. Ed io voglio renderle un po' dell'onore che merita, sperando di invogliarvi a farci una passeggiata.
Ora qualche altra immagine curiosa o toccante del cimitero:
e Percy Bysshe Shelley (1792 – 1822) affondato con il suo vascello in acque toscane. La sua tomba è proprio all’ombra delle Mura Aureliane. Un particolare romantico, anche se un po' macabro, riguarda la sua morte: il suo corpo venne cremato a Viareggio ma il suo amico Trelawny “strappò” il cuore dell’amico alle fiamme e lo portò alla sua vedova, Mary (celeberrima autrice del romanzo Frankenstein), e con lei venne sepolto in terra inglese qualche anno dopo.
Ci sono diverse statue nel cimitero: la più bella è, senza dubbio, lo straziante “Angelo del Dolore”, sulla tomba di William Wetmore (1819-1895), che ne fu anche l’artefice. Il realismo e la straziata posa dell’angelo lasciamo senza parole.
Due immagini dell'Angelo del dolore sulla tomba di Wetmore
Il cimitero, che sorge tra la Porta San Paolo (anticamente chiamata Ostiensis, perché da lì partiva la strada che collega ancora oggi Roma ad Ostia), la Piramide di Caio Cestio, le Mura Aureliane ed il Monte Testaccio, in una zona che, fino a quasi la metà dell’‘800, faceva parte dell’Agro Romano, ora pieno centro. Il fatto che le tombe fossero in campagna aperta (non c’erano né mura né staccionate a proteggerle) e, quindi, facilmente profanabili da ubriachi o fanatici religiosi, spinse nel 1817 i diplomatici di Prussia, Russia e Ducato di Hannover a richiedere al Cardinal Consalvi, Segretario di Stato Vaticano, il permesso di recintare a proprie spese il cimitero. Pur essendo di parere contrario il cardinale concesse, dopo quattro anni e su sollecitazione inglese, il permesso e provvide alla recinzione dell'area a spese del Vaticano. Nel 1894 l’ambasciata di Germania acquistò ulteriori terreni ed il cimitero venne ampliato.
Alcuni monumenti storici circondano il cimitero e lo rendono ancora più unico al mondo: la Porta San Paolo, la Piramide di Caio Cestio, che altro non è se non un monumento sepolcrale del pretore ( = magistrato civile responsabile della Giustizia), tribuno della plebe ( = magistrato che patrocinava gli interessi della plebe) e settemviro degli Epuloni ( = sacerdote preposto all’organizzazione di banchetti dedicati agli Dei), Caio Cestio, vissuto nel I° secolo a.C.. La piramide venne costruita in 11 mesi ed abbellita con rivestimenti in lastre marmoree.
Vista della parte vecchia del cimitero acattolico delimitata dalla Piramide di Caio Cestio e dalle Mura Aureliane sulla destra; sulla sinistra si intravede la Porta San Paolo
Nel III° secolo venne inglobata, come al tempo usava, nelle Mura Aureliane e divenne, con la Porta San Paolo, parte integrante della cinta muraria difensiva di Roma. Volute dall’imperatore Aureliano per difendere la città dagli assalti dei barbari, le mura si sviluppavano per 19 km. ed erano dotate di torri a pianta quadrata ogni 30 metri circa e di numerose porte d’accesso, fiancheggiate da torri semicircolari. Tra due torri potevano aprirsi delle porte minori (posterulae). Con vari restauri hanno difeso la città fino al 1870 ed ancora oggi sono lì a rappresentare la grandezza di Roma. Il Monte Testaccio (Mons Testaceus = Monte dei Cocci) è una collina artificiale alta una trentina di metri e con una circonferenza di circa 1 km. Si è formato con gli ammassi delle anfore rotte che venivano scaricate in epoca romana (II° - IV° secolo d.C.) nel vicino porto cittadino, ora quasi totalmente perduto.
In fin dei conti si tratta di una parte di Roma poco frequentata dai turisti, ed ancora meno dai romani, ma invasa dal traffico. Ed io voglio renderle un po' dell'onore che merita, sperando di invogliarvi a farci una passeggiata.
Ora qualche altra immagine curiosa o toccante del cimitero:
9 commenti:
questo luogo è di una suggestione totale... è incastonato in un luogo di Roma dove il rumore predominante è quello del traffico, ma lì appena oltrepassato il varco sparisce tutto. Anche a me quell'angelo ha colpito tanti anni fa... non ci sono più andata perché ho dei vecchi e dolorosi ricordi, ma è un posto che consiglio di visitare a chiunque ne abbia la curiosità.
Pensa, lo conosco ma non ci sono mai stata!!
So che un posto molto amato dai fotografi romani1!
Se ti fa piacere, il 20 ottobre noi food blogger ci si incontra per un kebab in compagnia, puoi venire alegger da me o dal cavoletto:
http://www.cavolettodibruxelles.it/2006/10/pi-kebab-per-tutti.html
Ciao Veronica, mi dispiace per i ricordi dolorosi ma concordo con te sul senso si pace e silenzio che ti colpisce appena varcato il cancello d'entrata. La parte vecchia, poi, quella proprio sotto la piramide, è incantevole.
E ciao anche a te Tulip.
Mi aveva già avvertito DanielaD del miniraduno; purtroppo avrei degli impegni fuori Roma (dovremmo riandare in Umbria a sistemare un po' di cosette in casa e in giardino) ma... mai dire mai. Intanto mi sono segnato posto e ora, se ce la faccio vengo volentierissimo :-)))
Grazie mille, Jacopo!!! Il tuo blog é incredibile!! Viva Roma!!!
Grazie a te Conde-duque: il vostro entusiasmo per Roma è il motore che mi spinge a parlarvene.
E conto di farlo ancora a lungo!!!
Ciaoooo!!!
Jacopo, non lo conoscevo! Vorrei andare a visitarlo quanto prima!
Grazie
sai io lo ricordo silenzioso, forse perché quel giorno il mondo di è fermato...
uhm a volte i ricordi so legati alle emozioni che provi nei momenti in cui vivi i momenti (scusa il gioco di parole!)
Laura... se riesci a staccarti dai fornelli.... hahahahahaha
Veronica, mi dispiace di averti fatto rivivere un momento doloroso :-(
Comunque è veramente silenzioso e sereno, e pensare che al di la delle Mura Aureliane c'è il delirio del traffico di Roma...
ciao! Questo post è veramente bellissimo, sono stata anche io al Cimitero Acattolico e lo trovo un posto meraviglioso! Se ne hai voglia puoi venire nel nostro portale di Viaggi TRIVAGO.IT e leggere la mia opinione a riguardo! E se ne avrai voglia potrai decidere di iscriverti per diventare un viaggiatore come me!
Fammi sapere che ne pensi ;)
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