06 novembre 2012

MALTAGLIATI DI STRUZZO AL SAPORE DI MARE

Ebbene si: rieccomi qui !!!

La mia assenza è stata lunga; la voglia di cucinare è andata e venuta, in questo periodo. Altri progetti (che ci tenevo a terminare) mi hanno rubato un po' di tempo.

E poi sono buono d'animo e non vi volevo appallare con decine di post di vacanze, cene varie (un paio delle quali, comunque, vi racconterò perché interessanti) e ...beh, la Sora Lella meritava un lungo applauso!
Ma bando alle ciance, che altrimenti l'attenzione cala: volevo raccontarvi che quest'estate, a Castiglione del Lago (e precisamente QUI) ho scoperto la pasta all'uovo ma... fatta con uova di struzzo. Si perché Terre Trasimene vende anche prodotti derivati dall'allevamento di struzzi e bovini: la carne bovina è ottima (spezzatino, arrosto, bistecche, fettine) e quella di struzzo non le è da meno, ma la vera scoperta, come detto, è la pasta all'uovo.
E l'uovo di struzzo, oltre che avere un sapore praticamente uguale a quello di gallina, ha la sua bella convenienza: 1 uovo corrisponde, infatti, a circa 12 uova di gallina... volete mettere la praticità?
E così ho voluto fare un abbinamento "mare e struzzo" e sono nati questi

STRACCETTI DI PASTA ALL'UOVO 
DI STRUZZO AL SAPORE DI MARE

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INGREDIENTI (per 4 persone... affamate):
500 gr. di maltagliati all'uovo di struzzo
500 gr. circa di moscardini piccoli e totani 
500 ml. circa di pomodori pelati (frullati)
mezzo bicchiere di vino bianco
olive nere denocciolate
capperi
olio

PROCEDIMENTO: nulla di più semplice!
In un saltapasta ho fatto leggermente soffriggere, in due giri d'olio (e mezzo bicchiere di vino bianco), i moscardini ed i totani puliti e tagliati ad anelli e pezzetti (lasciando interi i piccoli ciuffetti di tentacoli).
Dopo circa due minuti ho aggiunto i pelati frullati ed un goccio d'acqua, i capperi e le olive nere.
Ho lasciato andare di cottura a fiamma bassa per 20 minuti scarsi e quando il pomodoro ha iniziato ad addensarsi (o, meglio, quando dal balcone, dove stavo annaffiando le piante, ho sentito provenire dalla vicina cucina un profumo irresistibile) ho spento il gas.
Nel frattempo ho lessato (per poco più di 2 minuti) la pasta in acqua leggermente salata (se avete notato al sugo di pesce non ho aggiunto altro sale se non quello trattenuto dai capperi), l'ho scolata al dente ed ho condito rapidamente.
Impiattato e... scattato velocemente la foto (perché il profumo era veramente invitante).

P.s.: questo post ha una dedica (e tre motivazioni):
- visto che da quasi tre anni rompevo le scatole ad una cara amica (da anni presente nel forum di Cucina Italiana) affinché aprisse un blog per donare a contemporanei e posteri le sue preziose e golose ricette (i suoi mitici muffin cacio e pepe sono un oramai must); 
- visto che la suddetta mi ha fatto attendere appunto circa 3 anni per aprire 'sto benedetto blog, e faceva lo struzzo, adducendo la scusa di non sapersi districare con codici html e simili;
- visto che, sempre la suddetta, detesta i prodotti ittici in gran parte (tanto che la sua creatura telematica si chiama "NO FISH, PLEASE!");

per vendicarmi non potevo non dedicarle questo post "struzzomarinaro".
Benvenuta tra noi Stefania !!!!!


01 luglio 2012

'A TRIPPA D''AA SORA LELLA: SENTIRETE CHE VVE MAGNATE !

Uno dei piatti classici della cucina romanesca, ve ne avevo già parlato, è la trippa al sugo con la menta e il pecorino. Un piatto da leccarsi i baffi e con cui mangiare intere pagnotte di pane casereccio facendo la scarpetta.
Avendo trovato su You Tube la versione di una strepitosa (Dio ti abbia in gloria!) "Sòra Lella" (Elena Fabbrizi, il vero cognome era con due B, la sorella di Aldo Fabrizi) non ho saputo resistere e sono corso a comprarla per farla di nuovo.
Beh, inutile perdersi in ciance: qui sotto trovate quantità e procedimento.
E sarà l'irresistibile Sòra Lella in persona a dirvi come procedere: vi strapperà più di un sorriso e vi metterà addosso una terribile voglia di preparare...

'A TRIPPA D''A SORA LELLA
(la migliore mangiata in vita mia)

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INGREDIENTI (per 2 persone):
500 gr. di trippa pulita e prelessata
800 gr. di pelati
Una cipolla
Una costa di sedano
Un bicchiere di vino bianco
Peperoncino
Due rametti di menta romana
Foglie di basilico
5 chiodi di garofano
Pecorino grattugiato (a gusto)
Olio
Sale
Pepe

PROCEDIMENTO (rigorosamente dettato dalla Sòra Lella)
Qui ce mettèmo la cipolla... io tutt'a ccrudo v''a faccio fa', così 'n fa male.
Poi ce mettèmo la trippa. Dopo che c'avèmo messo la trippa ce mettemo 'm bèr pezzo.............. de peperoncìno. Ooh...
Dopo er peperoncino ce mettèmo la carota............... la caròta.
Poi la menta romànaaaa... ch'è la morte sua la menta romana eh !
Poi 'n po' de bbasilico e un po' di sedano... Ooh...
Quànno che ppoi c'avèmo messo 'sta robba, ce mettèmo cinque sei chiodi de garofano, ......che così je leva "quèr sapore" a la trippa.
Poi ce mettèmo er pecorìno...... 'm bèr po' de pecorino.
Poi... no, er pepe no perchè c'avèmo messo 'r peperoncino... Ce mettèm'er sale... er sale. E poi l'ojjio..............................
Poi la mettèmo sur fòco.
Quànno ch'è bbella rosolata, tutta bbella tiritirì... ritirata, che 'a trippa càccia 'n' po' d'acqua perché prima se deve lava', s'è ritirata tutta l'acqua, ce buttàmo giù er vino, sempre er solito vino bianco. Fàmo svapora' 'sto vino... quand'è bbello se sente 'n sapore de quèr pecorino... un odore, un profumo... ce buttàmo giù li pelati.
Quando avèmo messo giù i pelati, fatela 'nsapori' 'na diecina de minuti solo co' li pelati senza mèttece l'acqua.
Quando so' 'nsaporiti 'sti pelati ce mettete giù, 'nsomma... no, coperta no, 'n po' d'acqua, poi la sentite, mano mano; la fate bbella 'nsapori', perchè la trippa deve veni' bella, fitta, bella saporita. Quando che la sentite ch'è saporita, che ...se vede quann'è ffatta no? Sète madri de famija, sarebbe 'r còlmo, ve la magnàte! Ce fàte queli piatti... Quando ch'hai fatto li piatti, ognuno quanti sète, ce mettète 'n àntro po' de pecorino sopra e poi ve la magnàte: ma si sentite che d'è !?!
Perchè voi, in art'Italia speciarmente, nu' la fànno mai la trippa! Fanno quel lardo... come se chiamano? Manco 'o so come se chiama! Quell'àrtra trippaccia de' gatti mah.
'nvece Questa dovete fa': la trippa a la romana! 'n v'offendete eh, perchè è veramente così: io 'na vorta so' stata a Firenze, n' 'aa conoscevo 'a trippa: nun era quella che facevo io! Ehe, bisogna che v''oo dico!
Quànno ch'è fatta 'sta trippa poi sentirete che vve magnàte!!
Guardate quant'èbbella!!! Ma perchè so' 'nnammorata io de 'sti piatti ?!
Ahò... 'n sarebbe romana... 'n c'è gnente da fa'!
Ma voi guardate, ecco: io ce voglio mètte 'n antro po' de pecorino... perchè me da' que quel'aroma.. de profumo de pecorino.
Aaaaaaaaaahhhh mamma mbella mia, quant'ammazza che ppiatti che ssapèmo fa' noi: ma 'i sapete fa' vvoi? Ma io ve 'mparo perchè i dovete sape' ffa' pure voi: apposta io ce perdo tempo a fàvveli fa'! Perchè? Perchè è è 'na meraviglia, eh ! Oggi voglio vede' a pranzo vostro marito che vve dice! O ve da 'n bacetto o vve strigne eh !!!
Allora io ve auguro una buona domenica, una buona pappata de 'sta trippa e arivederci a 'st'artra domenica !


IL FANTASTICO VIDEO DELLA RICETTA


21 giugno 2012

COMPOSTA DI ALBICOCCHE CON RHUM E PISTACCHI DI BRONTE

Il bello di avere colleghe con il giardino è che ogni tanto ti portano anche la frutta fresca dritta dritta dai loro alberi. Così nei giorni scorsi mi sono arrivati circa 3 chili di albicocche, piccole ma profumate. Certo, il caldo “scipionesco” di Roma di questi giorni ha fatto si che gran parte delle stesse si siano letteralmente liquefatte nella busta in attesa di essere portate a casa. Però un chilo e 700 sono riuscito a salvarlo e… a trasformarlo in questa goduriosa


COMPOSTA DI ALBICOCCHE, RHUM E PISTACCHI DI BRONTE


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INGREDIENTI:
1.650 gr. di albicocche
600 gr. di zucchero semolato
un bicchiere di pistacchi di bronte
mezzo bicchierino da caffè di rhum
2 buste di fruttapec


PROCEDIMENTO: ho accuratamente scelto le albicocche senza imperfezioni (le varie ammaccature favoriscono la maggior quantità di schiuma in cottura), le ho lavate ed asciugate bene.
Le ho poi aperte a metà per denocciolarle ed ho tagliato ogni mezza albicocca in quattro.
Ho messo le albicocche in una capace pentola (alta, per evitare gli schizzi in cottura) ed ho aggiunto lo zucchero ed il contenuto delle due buste di addensante (in genere utilizzo bucce e torsoli di mele o semi di limone ma… avendo preparato la marmellata alle 23, dopo la partita dell'Italia agli europei di calcio, e con una temperatura di 29°… nun je la potevo fa’ !).
Ho messo il tutto in cottura a fiamma alta, mescolando sempre per amalgamare bene.
Quando il composto ha raggiunto il bollore ho provveduto a togliere quel po’ di schiuma che si era creata superficialmente.
Spento il gas ho poi aggiunto i pistacchi (portati direttamente da Catania dal genero, grazie Claudio!) che avevo nel frattempo tagliato in 4 e il mezzo bicchierino di rhum, ho mescolato per bene per far assorbire quest'ultimo dal composto e distribuire uniformemente i pistacchi, ed ho invasato, ancora bollente, in  alcuni vasetti di vetro sterilizzati (li ho fatti bollire, anche i coperchi, 10 minuti in una pentola, e li ho poi fatti velocemente asciugare capovolti).
Ho richiuso i vasetti e li ho disposti sottosopra, per creare il sottovuoto, su di un canovaccio.




04 giugno 2012

CRISI DI IDENTITA' ? MANGIAMOCI E LEGGIAMOCI SU !

Noooo, non sono in crisi di identità, anzi... veder pubblicato un proprio post da "Donne sul web", anche se per pochi giorni, è per me motivo di soddisfazione e gioia.
Anche perché in effetti, come mi precisava via e-mail la cara Simonetta, su "Donne sul Web" è forte la presenza anche dei maschietti.
Quindi a tutti, uomini e donne, regalo questo bel piatto di Pici !
Volete leggerne ricetta e segreti? Cliccate su questo banner !


29 maggio 2012

ARISTA ALL'ARANCIA E PANCETTA AFFUMICATA

Per il trentesimo compleanno di Ilaria abbiamo cercato di preparare un pranzetto "degno".
Dopo la lasagna con ricotta, provola e fiori di zucca la scena è toccata a questa profumatissima arista all'arancia.
L'idea ce l'avevo da quando mi erano arrivate da Catania due casse di arance, le ultime della stagione, e quindi, in extremis, ecco la mia 

ARISTA CON ARANCIA E PANCETTA

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INGREDIENTI (per 12 persone):
2 ariste di maiale per un totale di circa 1,7 kg.
4 arance bio (da cui ricavare 20 fette)
20 fettine di pancetta tesa
sale aromatizzato con salvia e rosmarino
succo di due arance
vino bianco
pepe
olio

PROCEDIMENTO: Intanto preciso che ho preferito prendere due ariste da circa 850 gr. ciascuna per poterle meglio "gestire" in cottura e, per la stessa, ho infatti utilizzato due differenti tegami. 
Ho inciso le ariste a libretto, ricavando delle fette di circa un centimetro-un centimetro e mezzo di spessore, ma arrestando il taglio a circa due centimetri dal fondo.
Ho spolverato entrambi i lati di ogni singola fetta con un velo di sale aromatizzato ed ho poi inserito, tra una fettina di carne e l'altra, una fetta d'arancia bio, dello spessore di circa mezzo centimetro, preventivamente avvolta in una fettina di pancetta tesa tagliata sottilmente.
Ho trafitto l'arista con due stecchini da cucina, tenendo le fette ben unite con l'altra mano, ed ho spolverato il tutto con un altro pizzico di sale aromatizzato.

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Come detto ho utilizzato un tegame basso per un'arista ed una pentola più altra per l'altra e... la differenza la potete vedere nella foto seguente: quella cotta nel tegame basso è venuta più rosolata.
Ho rosolato ogni arista in un paio di giri d'olio, facendole creare la crosticina. Ho poi bagnato ogni arista con poco più di mezzo bicchiere di vino bianco ed un altro filo d'olio. 
Ho coperto con il coperchio e portato a cottura, a fiamma mediobassa per circa 40 minuti, girando due o tre volte le ariste.
Negli ultimi 5 minuti di cottura ho aggiunto il succo di un'arancia ed un pizzico di pepe nero su ogni arista, lasciando poi tirare il fondo di cottura per alcuni minuti dopo aver tolto le ariste dai tegami. 

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Ho fatto intiepidire le ariste e le ho quindi affettate, seguendo il taglio iniziale, servendo ogni fettina con l'arancia, la pancetta ed un cucchiaio di fondo di cottura.



16 maggio 2012

MINIRADUNO DI CUCINA ITALIANA A POGGIO BONELLI


Ricordate il Grande Fornello di qualche anno fa?
Beh, lo scorso primo week end di Maggio, dopo mesi e mesi di contatti, incrociamenti di dita, email e pianificazioni di menu per telefono, su posta elettronica e perfino su Facebook, ci siamo incontrati con degli amici facenti parte del forum de La Cucina Italiana (alcuni già visti più volte, altri ancora... virtuali) per un miniraduno (in effetti i raduni "veri" di C.I. coinvolgono, in genere, dalle 100 alle 150 persone: noi, invece, eravamo "solo" 38, tutti allegramente saluti a tavola dopo una mattinata di lavoro ai fornelli e non solo).
Ma dove siamo stati ve lo voglio proprio far vedere: si tratta della splendida Tenuta Poggio Bonelli, appena ai margini di Castelnuovo Berardenga.
La mitica Ilaria, pur essendoci già passata nel 2010 con un raduno di quelli veri di C.I., ha voluto perseverare e con la sua ospitalità e gentilezza ci ha regalato due giorni bellissimi mettendoci a disposizione sale e cucine di Poggio Bonelli. 


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Il buffet d'arrivo. 

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Iniziamo subito bene, con gli ottimi Chianti della Tenuta !

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In attesa di buttarci ai fornelli, non prima di una tipica cenetta toscana a Castelnuovo Berardenga, passiamo il pomeriggio visitando la splendida Abbazia di Monte Oliveto Maggiore fondata all'inizio del '300.
Gli ambienti che si possono ammirare, a parte la grande chiesa, sono spettacolari: l'immenso refettorio con affreschi del '600, la farmacia, la biblioteca del 1515, il coro, il chiostro... per non parlare dello splendido panorama delle crete senesi e, come poteva mancare?, la cantina. 

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Cosa starà fotografando il sottoscritto, in posa da... Quasimodo?

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Visto che per due giorni ho fatto il "cicalone gourmet" ...due laboriose formiche...

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Otri per l'olio e botti (del '700, non più utilizzate: oramai sono "di scena").

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La strada del ritorno è spettacolare, con le prime luci del tramonto.

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Scopri l'intruso...

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Ad attenderci, una imminente splendida Luna gigante e rossa.

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La domenica mattina non promette bene...

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...ma solo dal punto di vista meteorologico: per quanto riguarda la cucina... giudicate voi...

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I culurgiones di Cristina (e le seadas).

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I passatelli di Sabrina (e l'esperimento, riuscitissimo, delle minipolpettine).

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Eccomi al lavoro mentre preparo le Patate alla Marretti, e Claudia la sua Arista con cipolline, uvetta, prugne, mele renette e pinoli. La caponata l'avevo già preparata.

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La crostata di tagliatelle di Stefania.

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Ciro prepara i suoi fantastici panzerotti...

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...e sua moglie Cira li frigge.

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Poi Mariella con i suoi (goduriosi) Cioccototò con orange curd.

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I taralli sugna e pepe di Annalù.

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 Le polpettine di riso fasciate nello speck su salsa di mela renetta e insalatina, capolavoro di Carlo (e Mariangela)...

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 I ceci alla senape di Stefania...

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 La pizza di scarola di Alessandra...

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I lampascioni di Giacomo...

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La mia caponata...

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I peperoni (ripieni e cruschi) di Angela...

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L'arista di Claudia...

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Le mie patate alla Marretti...

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Gli ottimi Chianti di Poggio Bonelli...

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Ma vi voglio parlare anche dei vincisgrassi di Alessandra...

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...o del cinghiale in salmì di Maria...

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delle "pallotte molisane" (di formaggio) di Mariangela...

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... e dello stracotto al Chianti, sempre di Maria (ottima organizzatrice)...

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Beh... non si poteva finire senza dolci no?
Cioccototò di Mariella, Pudding di cioccolato e arance di Caterina, e dolce con fragole... tanto per chiudere in bellezza...


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Esperienza assolutamente da replicare (e non è detto che si faccia passare troppo tempo...) visto che tra lavoro ai fornelli e ...di mandibola, il tempo per chiacchierare è alla fine sempre troppo poco....
A presto, amici.....