30 agosto 2006

INIZIAMO A PARLARE DI ROMA

Un’altra cosa che a me e Claudia piace tantissimo fare insieme è passeggiare per Roma andando alla scoperta della nostra città, che è sempre sotto i nostri occhi ma che troppo spesso non "guardiamo", alla ricerca di angoletti nascosti, scorci caratteristici, vedute suggestive e curiosità. In particolare lei ama fotografare balconi fioriti e lampioni, mentre io sono più per le panoramiche, i particolari artistici ed architettonici e le cose curiose (anche se non disdegno di fotografare balconi, lampioni - se ne trovano dei più strani - e icone votive, le cosiddette “Madonnelle”). Mi piacciono anche le fontane e fontanelle che adornano ogni angolo di Roma.
Con questo post, in particolare, voglio iniziare a farvi conoscere (a chi non è di Roma o a chi, pur essendo romano ma troppo spesso, complice la fretta e la disattenzione, non vede troppe cose che sono, visibilissime, davanti agli occhi) alcuni luoghi poco conosciuti (o magari conosciutissimi ma, proprio per questo, stranamente, non frequentati) della Città Eterna.
In particolare l’ultima nostra uscita è stata una splendida “notturna” a Castel Sant’Angelo in una calda notte di mezza estate (senza un filo d’aria).

I Bastioni di Castel Sant'Angelo visti dall'inizio del Passetto

Comincio da Castel Sant'Angelo perchè è uno dei luoghi forse più sottovalutati di Roma, in quanto da qui si gode una meravigliosa panoramica a 360° su Roma (dalla vicinissima Piazza San Pietro con Via della Conciliazione - sorta nel 1937 al posto della "spina di borgo", un vero e proprio quartiere raso al suolo proprio per permettere la costruzione dell'arteria che collega Piazza San Pietro a Castel Sant'Angelo ed al Lungotevere -,

La basilica di San Pietro e Via della Conciliazione visti dalla Terrazza dell'Angelo a Castel Sant'Angelo
QUESTE NON SONO MIE :-) Vista dalla cupola della Basilica: Piazza San Pietro con la Spina di Borgo prima della costruzione di Via della Conciliazione (foto del 1929) e vista recente

Lavori di demolizione della Spina di Borgo nel 1936

Nell'acquerello di Ettore Roesler Franz il campanile di Santa Maria della Transpontina (le case a sinistra sono state rase al suolo mentre il campanile è ancora lì, inglobato nelle costruzioni di Via della Conciliazione)

fino ad arrivare al Vittoriano ed al Campidoglio,

Il complesso del Vittoriano ed il campanile del Campidoglio svettano su un mare di cupole.

al fontanone dell'Acqua Paola al Gianicolo,

La Fontana dell'Acqua Paola (meglio conosciuta dai romani come "Er Fontanone") in Via Garibaldi, al Gianicolo

ed al complesso del Foro Italico.
Una veloce rinfrescata su Castel Sant’Angelo (già Mole Adriana): La struttura originaria della fortezza e l'antistante Ponte Elio, oggi chiamato Ponte Sant’Angelo,
Ponte Sant'Angelo visto dai bastioni

vengono costruiti dall'architetto Demetriano fra il 117 ed il 138 d.C. come mausoleo per la famiglia dell'imperatore Adriano. L'edificio nel 271, con l'aggiunta dei bastioni difensivi, viene trasformato in avamposto delle mura aureliane sulla riva destra del Tevere. Nel 1277 diviene proprietà dello Stato della Chiesa che ne determina la completa trasformazione in fortezza-prigione e costruisce il collegamento ai Palazzi Vaticani attraverso il corridoio fortificato del "passetto" (utilissima via di fuga verso il fortilizio per i papi assediati. La curiosità del Passetto è che ancora oggi passa, in alcuni tratti, andando verso San Pietro, a non più di 7-8 metri da finestre, solai ed abbaini dei confinanti palazzi).

Due suggestive "visuali" del Passetto: Castel Sant'Angelo e la basilica di San Pietro

Il nome di Castel Sant'Angelo deriverebbe da un'apparizione miracolosa durante la peste del 590; secondo la tradizione, papa Gregorio Magno, durante una processione, avrebbe avuto la visione di un'angelo che rinfoderava la spada ed avrebbe interpretato quel gesto come l'annuncio della fine della pestilenza nell'urbe. A memoria dell'evento, sul vertice della Mole Adriana, venne posta una statua in legno, in seguito sostituita da più versioni in marmo e da una in bronzo, poi fusa nel 1527 per forgiare cannoni; la statua attuale, la sesta, si deve all'opera dell'artista Werschaffelt e risale al 1753.

Statua dell'Angelo

L'interno dell'edificio, oggi visitabile (vi è tra l'altro collocato il Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo che comprende, oltre a una interessante collezione di armi antiche, i fastosi appartamenti papali ornati da stucchi, fregi, affreschi, arazzi e ceramiche), è composto di cinque piani ed ingloba oltre a numerosi ambienti di epoca romana anche diverse sale affrescate di progetto rinascimentale. Dalla terrazza, resa celebre dalle melodie della Tosca musicata da Puccini (qui Cavaradossi dà il proprio struggente addio alla vita e Tosca lo segue nel suo mortale destino gettandosi dai bastioni), si gode lo splendido panorama di cui vi ho appena parlato.

L'ennesima veduta della cupola di San Pietro dalla Terrazza dell'Angelo

25 agosto 2006

PARLIAMO DI SAPONI

Ora vi vorrei parlare di uno dei miei hobbyes preferiti: quello di creare saponi e candele.
Generalmente compro le gocce di cera ed i vasetti di sapone (trasparente e bianco) direttamente nei negozi per hobbystica o tramite fornitori su internet. Tengo a precisare che, in genere, per quasi tutti i mei saponi, uso soltanto materie prime “reali” e poi (raramente) aggiungo coloranti specifici per cera o sapone: a parte il sapone di glicerina grezzo (trasparente o bianco che sia) ed estratti (non essenze o olii essenziali, che possono irritare gli occhi di chi li usa) di fiori e frutti, utilizzo polvere di cacao Lindt per i cioccolatini, mandorle, spezie (anice, anice stellato, chiodi di garofano, pepe, cannella, vaniglia ecc.), zolfo in polvere, frutta frullata, erbe, miele (nutriente per la pelle), polvere di cocco o semi di papavero (esfolianti), whisky (Caol Ila), fiori (lavanda, camomilla, ecc.) ed altri materiali naturali. Per questo i miei saponi hanno veramente il profumo "relativo": la crostata di pere (fatta adoperando uno stampino in metallo per dolcetti) ha una base di sapone bianco colorato con un po' di ocra (tipo pasta frolla) e sapone trasparente colorato di giallo (similmarmellata) aromatizzato con essenza di pere; quelli al cioccolato sono colorati e profumati con reale polvere di cacao; quelli al cocomero hanno essenza di cocomero ecc….
Mentre il fare candele comporta un lavoro più complesso (va sciolta la cera in barattoli - io uso quelli da 1 litro della birra Faxe - messi a bagnomaria sui fuochi della cucina, poi va colorata ed aromatizzata quando è ancora liquida, poi colata... con il rischio, oltre che di rovesciarla sul tavolo e rovinare tutto - per non parlare di quella che finisce per otturare lo scarico del lavandino hehehe - anche di scottarsi le mani, poi inserire gli stoppini giusti in base alla grandezza della candela, ecc.) il fare saponi è molto più semplice: basta mettere il sapone grezzo 30-40 secondi nel microonde a media potenza, colorare ed aromatizzare il tutto e colarlo negli stampini (sono particolarmente "sfiziosi", viste le forme, quelli, anche di silicone, che si usano per fare dei dolci).
Questi sono alcuni esempi...... guardate un po'.....

Tondi con polvere di Zolfo e chiodi di garofano


Vassoio con "cioccolatini" misti e "panne cotte" alla fragola

Tortina al crème caramel

Ovale con semi di papavero, zolfo in polvere e mentuccia

Crostatina con "marmellata" di pere

Saponetta all'arancia e cannella con chiodi di garofano e pepe (attenti agli occhi!!!)

Ovale con semi di anice ed anice stellato

Piattino con "budino" al crème caramel

Piattino con "budino" alla fragola

Piattino con "panna cotta" alla fragola (base di sapone bianco con copertura di sapone trasparente colorato di rosso ed aromatizzato alla fragola)

Piattino con "panna cotta" al cocco e cioccolato

Fettine di "pane e Nutella"

Pacchettini regalo con varie profumazioni

Candela con maschera di Eleusis (il simbolo identificativo di una scuola di teatro; prima ho colato la cera nera poi con un cartoncino ritagliato ho disegnato nella cera il viso, ho tolto la cera nera in eccesso e fatto la colata bianca; i tratti del viso poi li ho fatti con un pennellino intinto nella cera nera ancora calda e liquida, mentre gli occhi neri sono "incastonati" in quella bianca).

Vassoio con "gianduiotti"

Vassoio con "fette di cocomero"

Questa candela penso non abbia bisogno di commenti..... (il procedimento è lo stesso utilizzato per la candela di Eleusis). FORZA MAGGICA ROMA !!!!! (comunque ne ho fatto alcune anche con il profilo dell'aquila della Lazio... per par condicio)

"Crostatina" alla Nutella

"Cremini"

"Crème caramel"...... scucchiaiato (in effetti più di qualcuno - me compreso, a volte - ha avuto la tentazione di mangiare i miei saponi...)

CONSTELLATION... Ovale con Polvere di zolfo e mentuccia essiccata (che da il colore scuro al sapone)

Piattino da "parata salottiera" con "cioccolatini" vari (cioccolatini di sapone al cocco, alla cannella, alla vaniglia, alla mandorla ed all'arancia)

Candele di cera in gel (colata direttamente in un "reale" portacandela di vetro) con cavallucci marini (veri)

Candela cilindrica grande con colate a strati verde scuro, viola, verde chiaro, fucsia e copertura rossa


Una delle più simpatiche (candela di cera in gel) : Papera al mare, in compagnia di una rana e di un pesce

"Budino" al crème caramel e cioccolato Lindt

Forse i più belli, quantomeno i più "reali": "Budini" e crème caramel

Alzatina con cioccolatini e fruttini misti (orsetto allo zenzero, cioccolatini alla cannella ed al pepe, cremino e fruttini alla fragola ed all'arancia)

Sapone tondo con albero di Natale a rilievo e chiodi di garofano



21 agosto 2006

LUCCA, CITTA' DEI MILLE JACOPO - 16.09.2004

Rieccomi a voi per rendicontarvi sulla vacanza in terra di Lucca (città dai mille Jacopo, come vedrete). Il viaggio inizia, come consigliato dalle care sorellone Trapanotto di Prato, con una visita al borgo di Artimino (praticamente disabitato: 2 persone in tutto il paese… noi!!).
Tappa d’obbligo l’enoteca del “Peruzzi” per gustare del buon vino e …la sua mitica torta di mele. Ma il Peruzzi non è solo questo: si comincia con 2 splendidi tegamini con pappa al pomodoro e si prosegue con due crostoni: uno con verdure grigliate, pachino e mozzarella e l’altro (clamoroso) con salsiccia e stracchino, il tutto bagnato da due calici di Rosso di Carmignano 2003. Il clou è ovviamente la mitica, e ormai rinomatissima, torta di mele calda con spolverata di zucchero a velo: la torta, conscia del suo potere ipnotico, fa bella presenza di se proprio sul bancone all’entrata dell’enoteca (altro che la Luisona di Stefano Benni). Nessuna parola per commentare la bontà della torta, ma non ne trovo neanche per descrivere la crema di nocciole e cacao amaro che il buon Mario ha abbondantemente versato sulla fetta di torta, avventandosi al nostro tavolo quando avevamo appena iniziato ad affondare le forchette nelle “tenere carni” della torta di mele. Con due buoni e meritati caffè un totale di euro 27,50. (Una coppia di tedescotti in bermuda ha preso una birra in due e due panini al prosciutto: peggio per loro). Un po’ anestetizzati dalla mangiata (e bevuta) si riparte alla volta di Vinci, seconda tappa di avvicinamento (!?!) a Lucca per ammirare il museo dedicato a Leonardo. Il paese è, soltanto nella zona del castello, di aspetto medievale; per il resto è quasi tutto di recente edificazione, mentre il museo, per chi ha avuto occasione di visitare a Roma, negli ultimi mesi, due mostre su Leonardo (in Piazza Risorgimento ed in Piazza del Popolo) è solo un completamento per la scoperta del genio leonardesco (sinceramente mi ha un pochino deluso).
E si riparte per Lucca dove, proprio davanti le mura e Porta San JACOPO, un vigile urbano napoletano (!) mi da indicazioni completamente sbagliate (non sapeva neanche quante fossero le porte della città). Dopo un po’ di giri riusciamo ad arrivare a Villa Corte degli Dei, il casale di cui non dimenticherò facilmente il bizzarro arredamento delle stanze, la "onirica" vasca idromassaggio a due piazze e... la mulatta dominicana che ci ha accolto all’arrivo... (inversamente proporzionale, in quanto a gradevolezza d’aspetto, alla proprietaria, anche se con Ferrari nel parcheggio!!).
(nelle due foto, il casale e la Stanza Apollo – un po’…… moolto… kitch).
Dimenticavo: 90 euro a notte la doppia con colazione.
Per ritemprare lo “spirito”... si va a cercare, dopo una prolungata “visita” alla vasca idromassaggio ed una passeggiata all’imbrunire, un posto dove rifocillarsi (anche se lo spirito della torta di mele del Peruzzi era ancora presente nella nostra mente). E’ lunedì sera 13 settembre e, tra l’altro, a Lucca si festeggia la Trasfigurazione: tutto il centro della città, percorso da cortei di figuranti in costume medievale, tamburi ed arazzi, è illuminato da candele (dentro dei bicchierini) appese dappertutto: sotto i cornicioni, alle mostre delle finestre, ad ogni vetrina dei negozi, sui monumenti.
Mooolto pìtorèsco” avrebbe detto la signora inglese di Enrico Montesano (il giorno 14, invece, tutta la città, alte personalità comprese, è nel duomo a rendere onore alla statua lignea del Cristo). Alla fine ci fermiamo a “Gli Orti di Via Elisa” (Via Elisa è una delle principali arterie del centro di Lucca, città di ciclisti spericolati che, come ombre silenziose, si materializzano sfrecciando a non più di 10 centimetri dal tuo corpo): qui ci abbandoniamo ad un gustosissimo crostone di polenta con funghi porcini e ad un piattone con degustazione di formaggi della Garfagnana, accompagnati da miele d’acacia, d’arancia e da marmellata di more. Reputiamo poi decoroso passare direttamente al secondo: arista di maiale con fagioli e bistecca di manzo alla griglia. Per chiudere la prima giornata abbondantemente sopra le 2000 kilocalorie: una fetta di torta con fichi e noci ed una piatto di frutta caramellata con gelato di crema. A far digerire il tutto due bicchieri di Morellino di Scansano Greto delle Fate 2002. Con 2 caffè per tenerci ancora in vita, e servizio cortese e curato, un totale di 46,00 euro. E via a letto.
Secondo giorno: tralascio la descrizione di tutte le visite fatte alle mille chiese e torri della splendida e serena Lucca, al monumento di Ilaria del Carretto (di JACOPO della Quercia), alla pasticceria Taddeucci (fondata nel 1881 da JACOPO Taddeucci e patria del buonissimo Buccellato), alla piazza del mercato, ai negozi di Via Fillungo ed alla bella Villa Pfanner (che emozione affacciarsi dalla loggetta del porticato,
utilizzata per diversi film e dalla quale il "Marchese del Grillo" Alberto Sordi tirava ai mendicanti le pigne –“... in fondo vònno la frutta: embè?!? Nun so’ frutta le pigne?...”), e passo a parlarvi della segnalatissima “Buca di Sant’Antonio”: osteria, taverna, ristorante a metà tra il locale di classe (camerieri in “alta uniforme” e garbo innato) ed il rustico (centinaia di paioli e pentole di rame penzolanti dal soffitto). Si inizia la ascesi mistica (non me ne vogliano i più religiosi, sto solo scherzando) con due zuppe di fagioli e farro alla Garfagnina (primo mistero di Fatima svelato), si prosegue con una deliziosa tasca di coniglio (disossato) in crosta su letto di funghi porcini ed un baccalà cotto al carbone con ceci (condito, direttamente al tavolo, dal cameriere con circa UN BICCHIERE di olio della Lucchesia e pepe, non sto esagerando!) (secondo mistero di Fatima), il tutto accompagnato da un’ottima bottiglia di Teroldego Rotaliano Villa Vescovile Rocca delle Macìe 2002 (a 15,00 euro). A chiudere (terzo mistero di Fatima) un piattone di frutta caramellata (immensamente superiore alla pur buona frutta caramellata degli Orti di Via Elisa) con cialde all’anice, marasche al profumo di orzata e gelato di castagne. Con due caffè un totale di euro 71,50, meravigliosamente spesi (anche perché fuori, nel frattempo, si era scatenato il diluvio). Per la solita (un’altra) coppia di tedescotti (questa volta in pantaloni lunghi): due lattine di Coca Cola e due piatti di vitello tonnato.... sarà!! (venite in Italia, dopo un viaggio di 500 chilometri... almeno mangiate bene!!!). Durante una piccola passeggiata digestiva ci accorgiamo anche che non tutto “è ciò che sembra”...(vernice... fresca !!!!!!!????? Sarà stato il vino?)
Dopo una seconda, fondamentale, tappa alla vasca idromassaggio ci si ributta nella mischia: ma non ci va di camminare troppo (abbiamo girato Lucca a piedi delle 09,30 alle 17,45!) e, trovando l’Antica Drogheria affollatissima, si va di nuovo agli Orti (locale molto carino, servizio cortese e cibo gustoso a prezzi umani – www.ristorantegliorti.it): questa volta si comincia con Cipollata, gustosissima e delicatissima zuppa di cipolle, e piatto di verdure grigliate; di secondo due “rosticciana”, offerta di vari tagli di maiale alla griglia, il tutto accompagnato da un ½ litro bianco della casa ed un caffè: totale 37,50 euro. Ancora una buona serata, conclusa da una bella passeggiata, sotto una fine pioggerellina depurativa, in una Lucca finalmente deserta. La terza giornata, quella del ritorno, inizia con una visita allo splendido Ponte del Diavolo (originariamente Della Maddalena) a Borgo a Mozzano (25 km circa a nord di Lucca).
Quella è Claudia non… il Diavolo… hehehe
Inizia però a piovere e, riservandoci di andare a visitare Barga, la Grotta del Vento e il paese sommerso di Vagli in una prossima gita, prendiamo la strada del ritorno.
Accusando un certo languorino (!) facciamo una deviazione per Pienza, dove, al Ristorante Dal Falco (segnalatomi dall’amica Laura De Vincentis), il solerte cameriere ci propone una bollente ma splendida ribollita ed una altrettanto valida zuppa di funghi (a pezzettoni e non passati), per proseguire poi con filetto alla brace ed un misto di tenerissimi arrosti, pur’essi alla brace ovviamente. A seppellire il tutto una mousse al torroncino, una bottiglia da 375 ml. (dovendo tornare vivo a Roma....) di Rosso di Montalcino Banfi 2002 ed una quantità industriale di caffè. Purtroppo i 3 giorni di vacanza sono finiti, ma i chiletti accumulati si faranno sentire per mesi (non è vero: oltre i 900 chilometri fatti con la macchina, abbiamo camminato tantissimo ed il nostro peso è invariato dalla partenza). Alla prossima. P.S.: riguardando le foto scattate mi sono accorto che, sulla parete interna della cinta delle mura, compare una scritta a carboncino cui non avevo fatto caso dal “vivo”: c’è scritto a caratteri anche abbastanza grandi: JACOPO.
Lucca è proprio una grande città!!!!